REDAZIONE PISA

Coronavirus. Dietro al bancone in prima linea

Farmacisti, e dicolanti, negozi di alimentari, tabaccai e ottici: il nostro viaggio tra le attività per le quali viene autorizzata la regolare apertura

La dottoressa Gemma Padroni Farmacia Comunale h24 del CEP

Pisa, 13 marzo 2020 -  Uno alla volta, uno alla volta, uno alla volta per carità. Non c’è neanche più bisogno di scriverlo né di ribadirlo, perché da settimane, e in particolare in questi giorni, tutti hanno compreso l’importanza di evitare contatti eccessivi. In modo, si direbbe surreale, si sta allineati in fila, composti e non si cercano stratagemmi o scorciatoie per passare avanti agli altri e fare i furbi. Lo confermano edicolanti, tabaccai, farmacisti, negozianti di prossimità, i presìdi di prima necessità, gli unici ad essere autorizzati a restare aperti nel generale coprifuoco dettato dall’emergenza Coronavirus. I pisani sono educatissimi e rispettosi, una importante espressione di senso della responsabilità in cui forse qualcuno non credeva fino in fondo.

Da ieri, nelle attività rimaste aperte, il livello di attenzione e le misure di sicurezza sono aumentate. E indossare la mascherina per chi lavora a contatto col pubblico non è più un tabù, anzi è un dovere. Come afferma Sergio, lo storico negozio di specialità di piazza Sant’Omobono. Nella sua bottega ormai storica si entra uno alla volta; la fila si ingrandisce, fuori, ma tutti rispettano lo spazio degli altri e il proprio turno. Attenzione altissima anche nelle farmacie comunali, ad esempio, l’amministratore unico Andrea Porcaro D’Ambrosio, ha disposto il posizionamento di pannelli in plexiglass per aumentare la barriera fra i farmacisti e i clienti. "Una misura precauzionale – ha spiegato -, necessaria per proteggere gli uni e gli altri. A terra, poi, abbiamo posizionato dei distanziatori in modo da gestire gli ingressi che già da settimane sono contingentati". I dipendenti delle Farmacie Comunali sono stati dotati anche di mascherine in grado di proteggere le mucose degli occhi per quei dipendenti che non indossino occhiali. Da due giorni le farmacie cittadine, comunali e private, sono prese d’assalto non solo nella spasmodica ricerca di guanti, mascherine e gel disinfettanti, ma anche per accaparrarsi quante più scorte di vitamina C. Tutta colpa di uno dei tanti messaggi che girano nelle chat di whastapp in cui un sedicente medico spiega che un particolare farmaco aiuta a combattere il Coronavirus. Una bufala, ma in tanti hanno comunque assaltato le farmacie. Andrea Porcaro D’Ambrosio lancia un appello: "Vorrei invitare le persone a evitare di comportamenti ossessivo-compulsivi dettati dal passaparola e non da precise indicazioni mediche".  

Tommaso Menchini Fabris, titolare della Parafarmacia dentro la Stazione, racconta invece la situazione di desolazione di quello che fino a pochi giorni fa era un luogo pieno di vita, rumore e movimento: "Ci sono molti meno treni e spesso li ho visti partire vuoti. Ritrovarsi a lavorare qui, in questo deserto, da soli non è rassicurante, ma è doveroso offrire questo servizio essenziale ai cittadini. Tanti sono spaventati, stiamo vivendo un momento molto duro". Guanti e mascherine anche fra gli edicolanti, presìdi fondamentali del diritto all’informazione. In molti sono preoccupati per la situazione e raccolgono ogni giorno le paure della gente che va ad acquistare i giornali. Dentro i chioschi all’aperto, si tiene alto il livello delle precauzioni dovendo per forza entrare in contatto con il pubblico e a volte la distanza rischia d’essere troppo corta.  

Eleonora Mancini © RIPRODUZIONE RISERVATA