SAVERIO BARGAGNA
Cronaca

Coltano, la base divide il paese Ma al campo Rom sono d’accordo

Il nostro viaggio fra turismo, natura e tentativi di integrazione. La Pro Loco: "Investire in un parco di Marconi"

di Saverio Bargagna

Appena l’auto si accosta alla villetta una nuvola di polvere si eleva dalla carreggiata. Sventola uno striscione: "No alla guerra, sì alla pace". Il lembo di stoffa colorato a pennarello è issato sul dorso di una siepe. Tirato il freno a mano, già uno stuolo di bambini corre incontro con curiosità: "Giornalisti, cerchiamo Errison Mahmuti". Un bimbo ci accompagna col benestare di un parente correndo avanti a noi per vincere la timidezza per poi fermarsi e osservarci da lontano con una certa curiosità. Di ospiti qui ne devono venire in pochi.

Il campo rom giace all’estremità del paese di Coltano: diversi chilometri di macchia mediterranea su strade dissestate lo separano dal resto dell’abitato. "Viviamo qui da decenni – Errison ci riceve fuori dalla casa, in piedi, con le sue figlie – e ci sentiamo a tutti gli effetti di Coltano. Certo, l’integrazione non è stata facile, soprattutto all’inizio. Ma oggi abbiamo numerosi amici e questa è anche casa nostra". Ecco perché Errison vuol dire la sua anche sulla nuova base dei carabinieri che potrebbe sorgere nell’area: "Se fosse stata una struttura militare americana saremmo stati contrari – dice –. Ma è un’installazione italiana e tutto ciò che porta sviluppo a questa frazione non può che essere un bene". Nel retro del villaggio, fra uno stuolo di roulotte e camper, Errison scatta una foto con un cartello dai mille colori: "Noi rom vogliamo la pace con il cuore e con i piedi".

Torniamo indietro a recuperare l’auto. Elena, una ragazzina tutta occhi, ci affianca: "Per favore, scrivete sul giornale che qui non arriva più l’autobus. Ogni mattina devo fare 4 chilometri a piedi per prendere il bus e la sera, al ritorno, ho paura. Talvolta faccio tardi e perdo la corsa. A scuola mi brontolano. Fate qualcosa perché voglio continuare a studiare".

Ma Coltano, 400 abitanti in un paradiso crepuscolare alle porte di Pisa, ha mille anime e altrettante identità. Amid Al Daradkeh è uno dei 150 volontari della Pro Loco ed è il custode del museo dedicato a Guglielmo Marconi. Parla alla svelta perché vorrebbe trasmetterci l’intera sua passione per le incredibili vicende di questi luoghi: "Qui si è fatta la storia – dice – e pensare di trasformare i campi dove Marconi ha fatto i suoi studi in una base militare è assurdo. Con 6 milioni di euro si potrebbe recuperare l’intero parco di Marconi e creare un polo turistico e naturalistico di eccellenza che tutto il mondo invidierebbe". Anche Maria Grillo dell’omonima trattoria è d’accordo: "Questo paese ha bisogno di tutto: strade, manutenzione, sicurezza. E’ possibile che si voglia spendere un mare di soldi per una base militare? La mia attività vive grazie alla bellezza del territorio, se questo viene deturpato sono guai". Medesimo punto di partenza, ma conclusioni opposte per Bruni Bani e Maddalena Baronti che vivono da sempre a Coltano: "Prima questo paese aveva il triplo degli abitanti: un cinema, una scuola elementare, un ufficio delle Poste sempre aperto. Oggi è un luogo per anziani: non si vedono più bambini. Ben venga un ricambio generazionale e nuovi residenti. Camp Darby è stata a lungo contestata, ma ha dato da mangiare a tanti di noi. Con questa infrastruttura la storia potrebbe ripetersi. Siamo sicuri di voler perdere questa occasione?".