Colpo di scena: avvocati revocati, slitta tutto

Doveva essere il giorno decisivo invece Panella ha licenziato i propri difensori in extremis. E l’udienza viene rinviata al 18 giugno

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di Carlo Baroni

Un giallo dietro l’altro intorno al caso della morte di Emanuele Scieri che si agita, come un fantasma, da ventuno anni sulla città di Pisa e su uno dei corpi militari più blasonati d’Italia, la Folgore. Quella di ieri doveva essere l’udienza chiave davanti al gup Pietro Murano nella quale sciogliere la riserva sul rito: discussione del non luogo a procedere o richiesta di ammissione all’abbreviato. Ma uno dei tre imputati di omicidio volontario aggravato da motivi futili e abietti, l’ex caporale Alessandro Panella, 41 anni di Cerveteri, nella tarda serata di giovedì – da quanto si è appreso – ha revocato il mandato ai suoi difensori, gi avvocati Marco Meoli e Tiziana Mannocci, invitandoli a non presentarsi in udienza.

Le ragioni? E’ stato un fulmine a ciel sereno che ha sorpreso tutti in aula e destato un certo disappunto, anche perché ormai arrivati alla vigilia di un’udienza decisiva. Così ieri mattina è stato nominato un avvocato d’ufficio, Andrea Cariello, che ha chiesto i termini a difesa e il gup ha rinviato l’udienza al 18 giugno. Entro quella data Panella, imputato in concorso con gli ex commilitoni Luigi Zabara (difeso dagli avvocati Andrea Di Giuliomaria e Maria Teresa Schettini) e Andrea Antico, di Rimini, l’unico ancora nell’esercito (assistito dagli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi) dovrà nominare un nuovo difensore.

Panella è l’unico dei tre ritenuti responsabili della morte di Scieri che, nell’ambito delle indagini della procura di Pisa, venne arrestato. Per lui – che da anni viveva negli Stati Uniti, ma che si trovava in Italia quando scattò il blitz – fu disposta la misura dei domiciliari, poi sostituita, con l’obbligo di firma. E proprio lui, nel copione accusatorio, ha il ruolo più attivo nel delitto. I tre "nonni" – quella sera ufficialmente in licenza ed in abiti civili – avrebbero sottoposto a pestaggio la recluta appena rientrata dalla libera uscita ed al suo primo giorno nella caserma Gamerra di Pisa. Il 26enne parà siracusano è a quel punto – hanno ricostruito le indagini coordinate dal procuratore Alessandro Crini e dal sostituto Sisto Restuccia – che avrebbe cercato la fuga sulla torre di asciugatura dei paracadute. La scalò, tra terrore e dolore, per sfuggire alle violenze dei parà anziani. L’avrebbe scalata salendo dall’esterno, già provato dalla percosse, credendo di riuscire a mettersi in salvo e magari, una volta in cima, prendere il cellulare che aveva nel marsupio e chiedere aiuto. Inutile.

L’ex caporale Alessandro Panella lo avrebbe inseguito, salendo dall’interno della scala, avrebbe

"continuato a colpirlo: lo testimoniano – per l’accusa – le lesioni a mani e corpo di Scieri, che gli fecero perdere la presa e precipitare". Cadde al suolo da un’altezza di circa cinque metri. La morte fu istantanea o quasi, ha stabilito la super perizia che la professoressa Cattaneo di Milano ha condotto sulle spoglie riesumate del parà. Il procedimento subisce così un nuovo rinvio. All’uscita dall’aula Francesco Scieri, il fratello di Lele, accompagnato dai suoi legali Ivan Albo e Alessandra Furnari non nasconde l’amarezza: "Dopo ventuno anni i tempi si allungano ancora – dice – . I tempi di una storia che non ci ha risparmiato nulla, tra immenso dolore e infinita angoscia".