STEFANO
Cronaca

Cimitero monumentale in abbandono

Stefano

Renzoni*

Si può morire due volte? In qualche modo si, almeno a giudicare dalla condizione vergognosa in cui versa la parte più antica del cimitero comunale di via Pientrasantina, quella che ormai, irrintracciabili o estinte le famiglie, dovrebbe io credo ricadere sotto la tutela pubblica.

Mentre altrove i cimiteri monumentali sono luoghi di memorie e perfino di visite non direttamente collegate al culto dei morti (come al Monumentale di Milano, o a Staglieno), per la qualità estrema dei monumenti scultorei e per le memorie storiche che vi si celebrano, le gallerie del cimitero di Pisa versano in una conduzione d’incuria, di sfacelo, di abbandono, che stringe il cuore.

Zone transennate da tempo immemorabile, il rumore dell’acqua piovana che stilla ovunque, lapidi che si sgretolano (e i frammenti vengono accatastati alla meglio da qualche parte), è tutta la memoria della città che lentamente ma inesorabilmente sta scomparendo. Una città che si vanta di alimentare il culto del proprio passato e di farlo rivivere, niente fa (e neppure faceva nelle precedenti amministrazioni) per valorizzare quello straordinario libro aperto che racconta la città dall’Ottocento in poi, a conferma, per noi che siamo maliziosi, che quel recupero è solo una parata, una scenografia per i turisti.

Passandoci con un amico, ho visto una vergognosa patina di sporco immedicabile depositarsi sui monumenti più belli (come quello, straordinario, di Emilio Gallori), statue di commovente bellezza stuprate dall’incuria e dal vandalismo (come l’Angelo del silenzio dell’Attuoni) e infine la cappella Balestri, forse l’esempio più bello di neogotico a Pisa, ricca perfino di sculture, transennata da anni, il tetto compromesso, l’erba alta come nelle stampe di Piranesi. In attesa del prossimo crollo. Tanto a giugno ci sarà, si spera, il Gioco del Ponte.

* Storico dell’arte, Pisa