Il processo è in corso ma la sua testimonianza in aula ha scoperto un’altra versione rispetto a quella iniziale. Due i genitori a giudizio per maltrattamenti. Tutto comincia quattro anni fa quando la ragazzina, allora 15enne, contattata Telefono azzurro, il numero nazionale a tutela dei minori. Nella chiamata l’adolescente dice che il papà e la mamma l’hanno colpita "mi hanno dato un ceffone", spiega all’operatrice. Si avvia così un’indagine, lei va a vivere con il fratello maggiore in un’altra città. Il racconto viene accreditato e si avvia così il procedimento penale che porta al rinvio a giudizio per i genitori. E’ il 2017, adesso la giovane ha 19 anni. Siamo nella provincia pisana. Dopo poco, però, il Tribunale riaffida la ragazzina alla sua famiglia di origine. Comincia il dibattimento davanti alla giudice Eugenia Mirani. In aula la difesa cerca di ricostruire la vicenda. La ragazza frequentava un 20enne e il padre non era d’accordo su questa relazione. "Cercava di proteggerla e poi si contesta un solo episodio, manca la continuità tipica dell’articolo 572, i maltrattamenti", ha sottolineato più volte l’avvocato Maria Concetta Gugliotta che tutela i due imputati. "Non mi faceva uscire di casa, teneva tanto allo studio – ha testimoniato la 19enne – Ero quindi arrabbiata con loro, ma non mi hanno maltrattata".
Il 12 marzo saranno sentiti anche gli assistenti sociali (quattro in tutto), tra cui la responsabile del servizio, che chiariranno forse in modo definitivo il quadro. Poi si terrà la discussione delle parti. La 19enne non si è costituita parte civile.
Antonia Casini