L’ex campione del Mondo di ciclismo ed ex commissario tecnico della nazionale Paolo Bettini fa il punto sulla situazione nel mondo del professionismo italiano che sta vivendo un momento di profonda crisi. "In Italia purtroppo è cambiato molto il mondo del professionismo. Negli ultimi anni abbiamo perso molto. Si è interrotta la crescita e l’assenza di squadre italiane nel World Tour ha influito negativamente".
Una situazione complessa. "Il ciclismo italiano è diventato tutto volontariato ormai – prosegue Bettini –. Ci sono persone che tengono in piedi il movimento senza chiedere nulla in cambio e alle quali andrebbe fatta una statua, ma a livello politico e federale non è stato fatto niente. Non ci sono più italiani che vincono ad alti livelli". Bettini guarda con nostalgia al passato: "Se penso a quello che abbiamo fatto fino al 2008 mi dispiace molto per la situazione attuale – prosegue l’ex campione del Mondo –. Quando ho smesso sono stato coinvolto nella bellissima esperienza della nazionale e la prima cosa che mi veniva detta era che ‘non avevo un Bettini’ a disposizione, ma non può essere un alibi, bisogna crescere. Nibali è stato l’ultimo grande atleta a dare garanzia di risultati".
Bettini ha parlato anche di un fenomeno in crescita nel post-covid, con la nascita di un nuovo tipo di ciclomatori: "è scoppiato un fenomeno curioso e importante in Italia, una grande opportunità per il ciclismo – continua Bettini –. La pandemia ha bloccato tutto e nel ripartire la bicicletta è stata il mezzo per vivere la natura, fuori e lontano dal caos. È cresciuto in maniera esponenziale il mondo dei ‘pedalatori’. In Italia nel 2022 si parla di 33 milioni di cicloturisti, molti dei quali stranieri, che hanno pedalato nel nostro paese con un aumento di oltre il 20% rispetto al pre-covid". Bettini invita però a non trascurare la salute e i controlli medici: "Mentre l’agonista è obbligato a farsi seguire - conclude –, questa nuova grande massa di nuovi ciclisti, anche favoriti dalla pedalata assistita non ha la cultura delle visite di idoneità, perciò è necessario sensibilizzare le persone".
Michele Bufalino