Un orto ci salverà, anche dopo il Covid

Emilio Bertoncini e l’orticoltura didattica anche in tempi di pandemia

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Pisa, Nato a Lucca da genitori garfagnini, ci tiene a precisarlo, è un agronomo impegnato nel mondo educativo e della scuola attraverso l’orticoltura didattica. Emilio Bertoncini ha scritto due libri per MdS editore, che ha sede a Migliarino pisano (Pisa) e molto altro. Perché un agronomo lavora nel mondo educativo? "Non è facile rispondere, anche perché il percorso che mi ha portato fin qui non è stato né lineare né del tutto cercato. Probabilmente la risposta trova una premessa in un’innata facilità di relazione con i bambini e nella convinzione che, scossoni da pandemia a parte, mettere le basi per un nuovo mondo sia possibile solo partendo dai più piccoli. Non posso trascurare, poi, che mi diverto lavorando e che il mondo educativo nutre un grande interesse per quello che faccio". Ci spieghi allora cosa fa. "Questa domanda ha una risposta che muta nel tempo. Diciamo che metto le mie competenze da agronomo e guida ambientale a disposizione di scuole e servizi educativi creando occasioni di apprendimento. Provo a spiegarmi con un esempio per il mondo della scuola. Quest’anno mi è stato chiesto di far lavorare i bambini di una scuola primaria sul tema dell’arte. Io ho chiesto alla scuola di individuare un’opera d’arte che potesse offrire opportunità anche per altre discipline. Ebbene, quello che è successo è che con i bambini abbiamo realizzato un orto che riproduce un dipinto di Vasilij Kandinsky. Questo ha dato modo ai bambini di contribuire alla scelta di piante e destinazione dei vari spazi definiti dal quadro, di realizzare sul campo l’opera lavorando su temi geometrici, di costruire uno sguardo diverso su ortaggi e piante da fiore, di seguirne lo sviluppo e così via. Non abbiamo “fatto l’orto a scuola”, ma usato il coltivare per fare scuola in modo interdisciplinare all’aperto". Ma lavora anche con i bambini piccolissimi e con gli adulti, vero? "Sì, lavoro nei nidi con bambini che ancora non stanno in piedi. Anche in quel caso il coltivare è soprattutto offrire occasioni, come quelle legate alla motricità, all’uso del corpo, ai sensi e alla familiarizzazione con elementi della natura. Di riflesso lavoro con gli adulti, sia perché collaboro con loro mentre sono con i bambini, sia perché svolgo molta formazione rivolta a insegnanti e educatrici, cosa che mi porta a viaggiare in gran parte dell’Italia centro – settentrionale. O mi portava…". Giusto, cosa succederà d’ora in poi? "Come tutti sappiamo, è un’incognita. Di sicuro, fin da febbraio il mio lavoro è andato incontro a molti cambiamenti e con la chiusura delle scuole è scomparso del tutto. La ripresa dipenderà molto da come scuola, servizi educativi e agenzie formative potranno attuare le regole di distanziamento sociale. Approfitto di questo periodo per portare avanti alcuni piccoli progetti personali e per scrivere". Cosa ha scritto per MdS fino ad ora? "MdS mi ha dato molta fiducia pubblicando due libri. Il primo è stato “Orticoltura (eroica) urbana” ed è dedicato, come dice il titolo, agli orti che cambiano la comunità urbana, da quelli sul balcone agli orti civici e condivisi. “L’orto delle meraviglie”, il secondo libro della collana Tellus di MdS, è stato il mio esordio editoriale nel mondo dell’orticoltura didattica a scuola e una svolta nel rapporto col mondo educativo. Il libro parte dalla mia esperienza personale e fornisce suggerimenti a chi voglia usare l’orto come strumento per fare scuola. Per mia fortuna, dopo quell’esperienza ho potuto collaborare alla stesura di alcuni capitoli di altri libri curati dalla pedagogista Monica Guerra dell’Università Bicocca di Milano e, soprattutto, ho curato una pubblicazione edita dalla Regione Marche dal titolo “Evviva l’orto che ci fa sporcare” destinata proprio al mondo scolastico". Ha altri progetti editoriali? "Sto lavorando ad alcune cose, incluso un nuovo libro che tratta del rapporto tra orto e educazione, ma questo dovrebbe essere un segreto, anche perché potrei essere in cerca di una casa editrice. Intanto, mi interrogo su quale potrà essere la nuova dimensione degli orti urbani durante e dopo la pandemia in atto. Mi chiedo se non possano essere il contesto giusto, ancora una volta, per una piccola rivoluzione, quella del riavvicinamento sociale dopo il distanziamento". Un’ultima domanda: cosa fa oltre a scrivere in questi giorni di lockdown? "Prima di tutto rifletto su cosa sta accadendo, sulle libertà che potremmo perdere per sempre. Su questi argomenti creo una certa animazione nel mondo dei social. Poi realizzo dei tutorial che carico sul canale YouTube “ortiscolastici” utili a insegnanti, come “il compito green” e famiglie, come il laboratorio sulla semina ai tempi del lockdown. Infine, mi occupo dei figli scontrandomi con la scuola digitale improvvisata in questa emergenza e cercando, con un successo modesto, di coinvolgerli in alcuni lavori tra orto e giardino".