"Così non si riparte". Chiude il Bar Nerone

Lo storico locale davanti al Bastione del Parlascio si arrende dopo 37 anni: "Pisa è cambiata. E la pandemia è stata l’ultima mazzata"

Il locale ormai chiuso

Il locale ormai chiuso

Pisa, 6 agosto 2021 - Chiude anche il Bar Nerone. Le saracinesche dello storico locale del Bastione del Parlascio, aperto 37 anni fa da Umberto Buj, non si alzeranno più. "Noi ci fermiamo qui" annuncia il figlio Daniele, 52 anni, oltre la metà dei quali trascorsi dietro il bancone di un locale che per decenni è stato uno dei luoghi d’aggregazione più importanti di Porta a Lucca: già sede della magistratura dei Mattaccini, per molti anni ha ospitato anche la sede dei Rangers, gruppo ultras storico della Curva Nord, e recentemente aveva visto nascere pure la "Gradinata 1909", il gruppo di tifosi che ha riportato colore anche nell’altro settore popolare dell’Arena nel periodo più grigio della storia recente nerazzura.

"Non ho problemi a riconoscerlo, per molto tempo il locale ha funzionato e soprattutto ci siamo divertiti, ma già da una decina d’anni la situazione era cambiata e il Covid ci ha dato il colpo di grazia – prosegue Daniele Buj -: a metà luglio quando è venuto a mancare mio babbo che era il proprietario del locale, ci siamo presi una pausa di riflessione e poi abbiamo deciso di non riaprire. Troppe difficoltà per continuare ad andare avanti".

Negli ultimi anni ha gestito il locale insieme alla compagna Romina Lugli. Prima, al suo fianco c’era stato il fratello Maurizio e prima ancora il papà Umberto e la mamma Pina Parra. "Dal 1984 è stato il locale della mia famiglia" sintetizza Buj. Il suo è il racconto di un pezzo di città che, un anno dopo l’altro, ha cambiato pelle: "Il nostro è sempre stato più un bar di quartiere che un locale turistico – dice -: qui da noi venivano i lavoratori e gli impiegati delle aziende che avevano sede nella zona e soprattutto i militari della Smipar, oltre ovviamente ai tifosi nerazzurri. Si cominciava la mattina presto con le colazioni e si finiva a tarda notte: avevamo ping pong, videogiochi e biliardo e il locale era sempre pieno".

Le prima mazzate sono state "l’abolizione della leva obbligatoria e la liberalizzazione del le licenze – prosegue -: il quartiere ha lentamente cambiato pelle, i residenti sono diminuiti, sostituiti dagli studenti fuori sede che quest’anno non si sono praticamente mai visti dato che l’Università di Pisa ha fatto lezione a distanza. Stesso discorso per i tifosi poiché lo stadio è rimasto chiuso tutto il campionato: il Covid è stato il colpo di grazia". Poi sì, c’è stato anche "qualche problema con la proprietà e il vicinato". Ma la differenza l’hanno fatta soprattutto la nuova geografia del quartiere e la pandemia: "D’altronde qui nei dintorni noi siamo solo l’ultimo locale storico ad abbassare la saracinesche: prima lo avevamo già fatto il ristorante Bruno, la fumetteria Epoka e la fioraia Consani solo per citarne qualcuno in ordine sparso. Per non parlare del Fiorentino che si era già spostato da tempo. Qualcosa vorrà pur dire".