Autismo e intelligenza artificiale Incontri a distanza, diagnosi completa

Lo startupper Morelli si è formato all’Università di Pisa e oggi è ai vertici del sistema sanitario inglese

di Enrico Mattia Del Punta

Da Pisa a Oxford e ritorno, con Healios, il sistema di telemedicina che usa l’intelligenza artificiale come un supporto alla diagnosi e al trattamento dell’autismo. È la storia dello startupper Davide Morelli, cresciuto all’Università di Pisa e oggi ai vertici di una compagnia che lavora per il sistema sanitario inglese, a giugno sarà tra gli ospiti di Converging Skills una cinque giorni di confronto pubblico su trasferimento tecnologico e open innovation organizzato dall’Università di Pisa. Healios (da "heal", cioè "cura" in inglese) propone un sistema di telemedicina per la diagnosi e l’assistenza a distanza dei bambini con disturbi di spettro autistico. Senza dover uscire di casa, comodi sul divano e tra i propri giocattoli, i bambini e i loro genitori possono incontrare i clinici attraverso il monitor del proprio computer. "Healios è cresciuta molto durante la pandemia in Gran Bretagna per evitare che le famiglie fossero abbandonate nel loro percorso - spiega Davide Morelli, la mente dietro agli algoritmi, che nell’azienda inglese ricopre il ruolo di vicepresidente per l’intelligenza artificiale -. Ma è sempre più usata anche al di fuori dell’emergenza, sostanzialmente perché permette di ridurre drasticamente i tempi di attesa per una diagnosi. Così oggi è un servizio messo a disposizione del servizio sanitario inglese".

Non si tratta semplicemente di una videochiamata con un clinico: "Ma di un percorso completo diagnostico e terapeutico - precisa lo startupper -. L’intelligenza artificiale può essere di supporto alle decisioni del clinico, che resta un essere umano, anche perché la diagnosi e il trattamento dell’autismo sono percorsi lunghi e articolati". La storia di Morelli comincia quando ancora era uno studente di dottorato all’Università di Pisa. "Era il 2012 quando ho fondato Biobeats come spinoff dell’Università di Pisa - racconta -, facevamo sistemi di acquisizione dei dati fisiologici, cioè cardiologici, sul sonno o del movimento". Il risultato fu una App che permetteva di rilassarsi con un sistema di feedback sonoro e visivo basato sulla respirazione e sul battito cardiaco ed ebbe grande successo". Nel 2020 Biobeats è stata acquisita dalla inglese Huma, dove Morelli per due anni e mezzo è stato direttore dell’Intelligenza artificiale. "Intanto ho continuato a pubblicare e a studiare, e adesso sto finendo un secondo dottorato a Oxford".