Addio alla Quercia del Cinto, regina plurisecolare del parco di San Rossore

Ripresa in film e pubblicità, era un gioiello del parco. Aveva fra i cento e i trecento anni e una circonferenza di 5 metri e mezzo. Giallo sulla rimozione dei resti: nessuno l'aveva autorizzata

Quel che resta della Quercia del Cinto

Quel che resta della Quercia del Cinto

Pisa, 12 maggio 2015 - Le guardie del Parco hanno scoperto nei giorni scorsi che la quercia del cinto, uno dei cinque alberi monumentali presenti nel Parco naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, è stata rimossa, senza il nulla osta dell’Ente Parco o comunicazione di altro genere, dal luogo in cui si trovava. Negli ultimi anni la pianta, che non godeva più di buona salute e aveva mostrato qualche disseccamento, segno dell’incombere dell’età – oltre cent’anni, ma da alcuni stimata addirittura in tre secoli – era stata oggetto di alcuni sopralluoghi da parte di esperti e personale del Parco.

Le prime indagini, avviate dal servizio vigilanza del Parco all’indomani dalla scoperta e inizialmente orientate sull’ipotesi dell’abbattimento di una pianta ancora in vita, hanno invece rilevato segni di un cedimento della pianta, che probabilmente è caduta su se stessa stramazzando al suolo. Nessun “delitto” ambientale, dunque: la natura avrebbe semplicemente fatto il suo corso. Poiché tuttavia anche i resti degli alberi giunti al termine del loro ciclo di vita hanno un certo valore, soprattutto in termini di biodiversità, la rimozione dei resti della pianta senza il nulla osta dell’Ente Parco costituisce un fatto grave e meritevole di sanzione.

La “quercia del cinto”, di facile osservazione perché isolata rispetto al contesto, aveva un tronco di circa cinque metri e mezzo di circonferenza ed era situata in una radura fra la pineta e la riserva del Fiumaccio nella Tenuta Salviati. Coloro che hanno rimosso i resti della pianta hanno evidentemente operato senza l’autorizzazione dell’Ente Parco: autorizzazione che, giacché la pianta era un albero monumentale, probabilmente non sarebbe stata rilasciata, nemmeno a seguito del suo eventuale collasso. In questi casi, infatti, così come nella maggior parte delle situazioni in cui si verificano crolli di alberi nei boschi, l’esigenza di rendere più esteticamente gradevole il paesaggio non coincide infatti con gli obiettivi di conservazione e di tutela della biodiversità che devono essere perseguiti dal Parco.

Gli alberi monumentali sono piante di alto pregio naturalistico e storico che per età e dimensioni possono essere considerati rari esempi di maestosità e longevità oppure che hanno un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico e culturale o a tradizioni locali. Per questo la “quercia del cinto” era stata inserita nell’elenco dei primi alberi monumentali censiti in Toscana l’anno seguente l’approvazione della prima legge regionale in materia del 1998. Nel territorio del Parco rimangono attualmente 4 alberi monumentali: si tratta di un’altra farnia e un leccio, situati nella Macchia lucchese, mentre nella Macchia di Migliarino rimane un cipresso calvo (Taxodium distichum), specie tipica delle paludi del Nord America e qui piantata dalla famiglia Salviati. E ancora, nella Tenuta di Tombolo si possono ammirare molte grandi sughere dalla caratteristica corteccia, fra cui una inserita nell’elenco. La “quercia del cinto” vantava anche trascorsi cinematografici: era stata protagonista di un vecchio spot della birra Peroni ed era apparsa in altre pellicole.