Mario Ferrari
Cronaca

Alleato contro l’Alzheimer. Un modello matematico per la diagnosi precoce

Sviluppato nei laboratori della Scuola Sant’Anna è capace di individuare con grande precisione l’insorgenza della malattia. Ne parliamo col suo creatore

Il professor Alberto Mazzoni, coordinatore dello studio

Il professor Alberto Mazzoni, coordinatore dello studio

Pisa, 12 giugno 2025 – La lotta contro l’Alzheimer ha un nuovo alleato. Nei laboratori della Scuola Sant’Anna è stato infatti sviluppato un modello matematico capace di individuare con grande precisione i sintomi precoci della malattia degenerativa. Si tratta di una novità che, nata grazie alla collaborazione con Unifi e Aou Careggi, “potrebbe contribuire sensibilmente - spiega Alberto Mazzoni, professore associato di Bioingegneria dell’ateneo d’eccellenza pisano e coordinatore dello studio - alla prevenzione della patologia, al risparmio economico del sistema sanitario e, nella nostra ambizione, diventare un’avanguardia per la neurologia utilizzabile comodamente da tutta la popolazione”.

Professore, di che scoperta si tratta?

“Abbiamo sviluppato un modello in grado di distinguere chi è a rischio Alzheimer da chi sta semplicemente invecchiando. Il nostro algoritmo ha analizzato dei soggetti con un iniziale declino della memoria e quelli che sono stati contrassegnati come ‘a rischio’, sono effettivamente peggiorati nel tempo. Questo potrebbe aprire le porte a una prevenzione della malattia”.

Ed è affidabile?

“Consideri che abbiamo analizzato i dati di 124 persone, 86 delle quali presentavano lievi disturbi cognitivi soggettivi. Il modello ha predetto l’insorgenza della malattia con una precisione dell’88%. Un dato incoraggiante, ma che dobbiamo ancora migliorare”.

In che modo?

“Per esempio grazie dal Centro Alzheimer di Amsterdam - uno dei più autorevoli a livello internazionale -, che ci ha offerto l’opportunità di testare il nostro modello sul database dei loro pazienti: un campione di circa mille persone. Sarebbe un grande passo avanti”.

Il vostro sistema potrebbe diventare un supporto comune per le diagnosi?

“Assolutamente sì. Oggi le diagnosi più precise passano per esami invasivi come la risonanza magnetica o il prelievo del liquido spinale. Il nostro modello, invece, è non invasivo, economico e facilmente replicabile su larga scala. L’obiettivo è che un giorno possa essere utilizzato in tutti i laboratori di neurologia”.

Dal vostro lavoro emergono anche indicazioni su come prevenire l’Alzheimer?

“Non sono un neurologo, ma i risultati di alcune ricerche confermerebbero che tenere la mente attiva per tutta la vita aiuta a rallentare la progressione della malattia. Oltre a questo però c’è un problema economico”.

Cosa intende?

“Che l’Alzheimer è la malattia più costosa d’Europa, se si sommano i costi diretti dei pazienti a quelli indiretti legati ai caregiver. Se il nostro modello potesse essere applicato su larga scala, i vantaggi in termini di prevenzione e contenimento della spesa pubblica non sarebbero indifferenti”.