REDAZIONE PISA

Alessandro Fiorillo spiega Pasolini

«Le forze del fuori. Pasolini controluce», edito da «Prospero-editore» oggi alla libreria Tra le righe

Alessandro Fiorillo

Pisa, 26 maggio 2024 – Un Pier Paolo Pasolini così com’è: o tutto o niente.

Alessandro Fiorillo, 36 anni, con un dottorato alla Scuola

Normale e due anni di insegnamento alla Sorbona, ha scritto

«Le forze del fuori. Pasolini controluce», edito da

«Prospero-editore». Il manoscritto verrà presentato venerdì

26 gennaio presso la libreria Tra le righe» alle 18.

Come nasce il libro vocato a Pasolini?

«Il mio libro è nato da

una semplice suggestione: Pasolini è stato un autore unico

nel Novecento. Non si tratta di una frase retorica: nessun

altro artista ha attraversato tutti quei linguaggi».

Pasolini intellettuale scomodo, irritante trattato come un

«morbo» perché contaminava i generi?

«Oggi Pasolini trova un crescente interesse, le sue opere sono state vivisezionate e

circoscritte da parte della critica: vengono fatte rientrare

dentro le più comuni etichette del sapere accademico.

Eppure, Pasolini era il contrario di tutto questo: uno

sperimentatore forsennato, un artista che non ha mai smesso

di sporgersi al di fuori degli stretti limiti disciplinari.

Un poeta dello sconfinamento, anche quando ha iniziato a

fare cinema. Come racconta Tonino Delli Colli, storico

direttore della fotografia, Pier Paolo non aveva conoscenze

tecniche e durante le riprese di Mamma Roma decide di usare

un’ottica «sbagliata»: una focale da 50 mm per riprendere

frontalmente un paesaggio in controluce, rischiando quindi

di bruciare la pellicola. Il poeta con la macchina da presa

segue l’istinto e inventa uno stile riconosciuto e imitato

in tutto il mondo».

Il sottotitolo recita Pasolini in controluce. Che vuol dire?

«E’ l’idea che bisogna forzare le

regole e i confini disciplinari per far emergere qualcosa di

originale. E infatti utilizzo molta filosofia contemporanea,

discutendo e cercando di rendere «produttivi» alcuni

concetti elaborati da Walter Benjamin e da Gilles Deleuze,

per provare a dire qualcosa di nuovo sull’opera di Pasolini,

al di là delle interpretazioni ormai sedimentate».

Quali sono «le forze del fuori»?

«Ho cercato una formula che tenesse insieme le due principali «forze» che animano

Pasolini: la dimensione estetica e quella politica. Le forze

del fuori sono quegli elementi che si oppongono e che

resistono alle forme di controllo del potere e che il poeta

evoca continuamente: i corpi del sottoproletariato romano,

il mito e l’eros. Dedico l’ultimo capitolo del volume

proprio a questo aspetto cruciale: anche quando tutto sembra

perduto, è sempre possibile disegnare una linea di fuga,

perché l’arte ci offre una possibilità inaudita, quella

sentirci in risonanza con il cosmo».

Carlo Venturini