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Afa e anziani: "No ai diuretici, sì all’acqua ‘del sindaco’"

In una delle settimane più roventi dell’anno, ecco le regole per il benessere del cuore. "Le persone più a rischio facciano attenzione"

Caldo, anziani e abitudini sane. Con le temperature sopra i 30 gradi, è bene seguire alcune regole per ridurre i rischi. E avere "estrema cautela, per esempio, nell’impiego dei diuretici", spiega il dottor Maurizio Cecchini, cardiologo, che ha fondato la onlus omonima. "Sono una classe variegata di farmaci con caratteristiche di azione diverse. Spesso impiegati a soprosito e a dosaggi... equini, sono talvolta causa, specie in estate, di effetti collaterali temibili".

Come funzionano?

"Sono saluretici, e cioè inibiscono, in modo diverso tra loro, il riassorbimento dell’acqua a livello del tubulo renale; il sodio escreto dal rene per osmosi si trascina l’acqua presente nell’interstizio renale. In questo modo si ha un incremento della produzione di urina".

Pericolosi perché?

"Il problema sorge se ad assumere il diuretico (molto diffuso) è l’anziano che, come i bambini piccoli, urina spesso più di quanto beva. Inoltre, l’anziano ha una ridotta percezione della sete e il rischio è che si disidrati. Un rene ipoperfuso (cioè che si trova di fronte a una riduzione brusca dei liquidi circolanti) è un rene che funziona meno e tende a trattenere sodio (sotto forma di bicarbonato di sodio - ecco perché l’assunzione cronica porta ad alcolosi metabolica) oltre ad acido urico e azoto. Un aumento dell’azotemia (esame spesso non richiesto) è un fedele indice di disidratazione. Farmaci che possono essere benefici con un rene normofunzionante diventano improvvisamente “tossici“".

Chi è più a rischio?

"Gli anziani allettati che hanno ridotta percezione della sete e che hanno maggiore difficoltà nel procurarsi acqua (comodino lontano, difficoltà di movimento, confusione mentale...)".

Come rimediare?

"Idratare i pazienti abbondantemente almeno 1,5-2 litri di acqua (per loro un farmaco) al giorno. Nei pazienti scompensati, edematosi nei quali si ritenesse necessaria una terapia diuretica, occorre avere stima delle quantità di urine e di liquidi persi, fornendo una quantità di liquidi leggermente inferiore a quanto viene eliminato".

Le proporzioni?

"Un soggetto normale elimina, nel quotidiano, almeno 3 litri di acqua considerando la respirazione, la diuresi, le feci, la traspirazione: è vero che circa il 70% di ciò che mangiamo è acqua, ma occorre porre attenzione a supplementare il paziente con adeguata quantità di acqua".

Qualche consiglio?

"Controllare frequentemente l’azotemia, creatininemia ed elettroliti e correggere gli eventuali difetti. Verificare il peso quotidiano. Assumere diuretici solo se strettamente necessario. Attenzione agli anziani che assumono antinfiammatori (riducono la perfusione renale) o certi antibiotici (chinolonici ad esempio). Non importa la “marca dell’acqua“, quella “del sindaco“, del rubinetto, va benissimo. Un paziente ipovolemico anziano spesso cade a terra, procurandosi fratture e ha una maggiore coagulabilità del sangue e un maggior rischio di infarti e di ictus"

A. C.