Sono almeno tre le domande senza risposta nell’omicidio di Rezart Arshiaj, conosciuto da tutti come Beni, il 37enne originario di Valona, Albania, ucciso a sangue freddo da un commando mentre rientrava a casa domenica scorsa, a Oratoio. Gli inquirenti stanno valutando tutte le ipotesi, ma il mistero del movente rimane il fulcro dell’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Pisa. Indizi, testimonianze e telecamere forniscono un quadro piuttosto chiaro di quanto accaduto il 6 ottobre, in un orario compreso tra le 21 e le 21.03, quando le campane che segnavano l’ora si sono mescolate ai cinque spari, inizialmente scambiati per petardi mentre era in corso la festa di paese.
1) Perché?
Il movente è ancora l’incognita più grande. Si parla di tante ipotesi, dal regolamento di conti, al Kanun (la vendetta secondo il codice albanese), ma anche uno scambio di persona, e di un possibile avvertimento andato male, o forse altro. Beni, incensurato, è stato descritto dalla famiglia come una persona "pulita". "Solo Dio sa cosa sia successo", ha dichiarato Dorian Atsiot, fratello della moglie Inxhi (Ina), che è ancora sotto choc e fatica a parlare dell’accaduto. "Quella sera mi ha chiamato il figlio: papà è stato ammazzato", ha raccontato Atsiot. Gli investigatori stanno passando al setaccio tutto: celle telefoniche, conti correnti e telefoni, cercando risposte sul perché Beni sia stato ucciso.
2) Chi è stato?
Vendetta personale o sicari assoldati da qualcuno? Le telecamere di una casa privata hanno ripreso due individui in sella a uno scooter, intenti a osservare il cellulare mentre aspettavano Rezart Arshiaj fuori da casa sua. Una testimone, una componente della banda "Filarmonica Puccini", ha visto, poco dopo gli spari, un uomo magro vestito di nero fuggire su uno scooter. Il motorino, rubato a Livorno un mese prima, è stato ritrovato in un campo a Ospedaletto, con tracce di schiuma di estintore, probabilmente usata per eliminare le impronte. Il test dello stub, per rilevare la presenza di polvere da sparo, potrebbe fornire ulteriori elementi necessari a ripercorre le tracce dei killer.
3) Come è successo?
La dinamica è quella più chiara, anche se alcune ipotesi devono ancora essere verificate. I due presunti assassini erano appostati fuori dalla casa di Beni o lo hanno seguito da un locale de I Passi, dove si trovava 20 minuti prima con un amico per concordare un preventivo per il giardino di una villetta? L’esercizio commerciale, dotato di telecamere, sarebbe l’ultimo luogo in cui Rezart è stato visto vivo. L’arma del delitto, probabilmente una pistola calibro 22, è una cartuccia piccola, precisa ed economica, usata anche per il tiro a segno. Cinque colpi sono stati sparati da circa un metro di distanza lasciando il finestrino del furgone dove Beni si trovava, intatto. Anche qui, solo l’autopsia, eseguita potrà dare risposte definitive. EMDP