
PISA
Ogni anno, in occasione del 31 agosto, la città rinnova il rito del ricordo di quella che fu la giornata più tragica della sua storia moderna quando una pioggia di fuoco si abbatté per diciotto minuti lungo direttrice Porta Fiorentina- Porta a Mare. Obiettivo: il modo ferroviario, Quella di martedì 31 agosto 1943 fu la prima delle 52 incursioni aeree che la città dovette subire fino alla Liberazione del 2 settembre dell’anno dopo. Se Livorno aveva sofferto il primo bombardamento già il 10 giugno 1940, e altre 904 ne subirà nel corso della guerra, Pisa aveva invece goduto per oltre tre anni di una sorta di franchigia che si diceva fosse dettata dal rispetto dei suoi famosi monumenti. Ma come il mese prima era stata violata la sacralità di Roma, anche Pisa entrò nel mirino della strategia area alleata. Non fu un attacco a sorpresa poiché le sirene suonarono ma molti pisani, abituati alla loro immunità, considerarono anche quell’allarme come i precedenti, dati sempre per segnalare il passaggio di aerei in quota diretti al nord Italia. Come ormai tutti sanno il bombardamento si accanì sul nodo ferroviario che aveva come epicentro la stazione centrale interessando le zone limitrofe.
L’attacco aereo fu portato da 144 bombardieri statunitensi di ultima generazione – i B17 e il B24 – partiti dal campo di aviazione di Oudna, in Tunisia, sede del Quartier Generale delle forze aeree alleate in Nord Africa. L’incursione durò, senza soluzione di continuità, dalle 13,04 alle 13,22. Le bombe vennero sganciate dai 7000 ai 10000 metri rendendo vana ogni azione della contraerea mentre i pochi caccia italiani e tedeschi, decollati dal campo di Metato, abbatterono tre ‘fortezze volanti’. Furono sganciate sulla verticale di Pisa 480 tonnellate di bombe. L’attacco, secondo l’ultimo aggiornamento effettuato dalla Prefettura nei giorni seguenti, aveva procurato 852 vittime. Trasportate dai camion militari al cimitero, restarono per 24 ore ammucchiate all’ingresso prima che decine di cadaveri, non riconosciuti dai familiari, venissero sepolti per motivi igienici in una fosse comune scavata al limite est del camposanto. Fra le bombe sganciate sulla Stazione Centrale una colpì un treno in partenza per Empoli sul quale si trovavano i bambini che avevano trascorso il mese di agosto nelle colonie di Tirrenia; un’altra bomba centrò il direttissimo in arrivo alle 13,05 da Torno - Porta Nuova. Tragico il bilancio della bomba caduta sul rifugio antiaereo della stazione che era stato ricavato nel tunnel dove, finita la guerra, avrebbe dovuto trovare sede un diurno. Le tubature dell’acqua, già installate per questa funzione, saltarono e nel rifugio annegarono 143 persone.
Renzo Castelli