REDAZIONE PISA

20 Ottobre 1929: il Re arriva a Peccioli

la capitale dell’alta Valdera e la dinastia sabauda: dal plebiscito del 1860, all’assassinio di Umberto I fino alla visita di Vittorio Emanuele III

Le “storie d’amore” possono iniziare in tantissimi modi: con un colpo di fulmine, con una lenta conoscenza oppure con altre dinamiche. Quella tra la gente di Peccioli e la dinastia sabauda forse rientra nella seconda casistica. Il 12 e il 13 marzo 1860 su 1717 elettori, al plebiscito toscano per l’annessione della nostra regione al Regno Sabaudo, andarono a votare solo in 1050: 838 per l’unione e 212 per il regno separato. Una percentuale intorno al 20% si oppose alla “causa nazionale” e Peccioli insieme a Palaia (2710 elettori, 1751 i votanti, 1120 per l’unione e 544 per il regno separato) costiturono un’anomalia rispetto al voto compatto di tutta la Valdera “per l’unione” anche se in alcuni comuni ci fu una forte astensione. Naturalmente l’intera questione meriterebbe di essere trattata approfonditamente per una corretta analisi del voto del marzo 1860, ma qui giova solo dire che da quel momento in poi successero tante cose e i “patrioti” pecciolesi aumentarono di numero. Molti anni dopo, nel 1884, nel paese si organizzò una straordinaria festa per l’inaugurazione della lapide a Vittorio Emanuele II. Scrive il giornalista de “Il nuovo Elettore” presente al fatidico evento: "Questa terra ricca di ricordi storici del tempo delle nostre gloriose repubbliche presentava domenica un bellissimo effetto da commuovere chi ha del sangue italiano nelle vene. Le vie tutte adorne di festoni, di bandiere, di labari, le case tappezzate di arazzi e quella dell’umile artigiano gareggiava con quella del ricco proprietario; ciascuno aveva fatto del suo meglio per estrinsecare il proprio sentimento. Qua e là vedavansi ritratti del Re Vittorio, di Re Umberto, della Regina, di Garibaldi e di tanti altri patriotti appesi alle mura delle case e contornati di lauro e fiori messi con gusto e con pazienza da chi fu animato di sì gentile pensiero. Ma non solo dal lato dell’estetica, Peccioli domenica era gajo, consolante. Bisognava vederli quei cari popolani dalle faccie abbronzate e dalle mani callose, bisognava vedere come dagli occhi sfavillanti traspariva il sentimento che gli animava. Ogni estraneo intervenuto alla festa era fatto segno a gentilezze e ad affettuose premure. Non fu quindi vana pompa retorica se in mezzo a loro gridammmo: evviva la patriottica terra di Peccioli".

La lapide apposta sulla facciata del municipio recitava: A Vittorio Emanuele II Padre della PatriaFondatore dell’Unità e Indipendenzad’ItaliaIl Municipio e il Popolo di Peccioli Luglio 1884. Intervennero i deputati Toscanelli e Panattoni, numerose associazioni e tre bande, la filarmonica locale che inaugurò la sua bandiera, quella di Pontedera e quella di Navacchio. Alla morte del suo successore Umberto I, ucciso il 29 luglio 1900 a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci, i pecciolesi il 22 settembre 1901 collocarono "al Municipio una lapide in ricordo del Re assassinato e dimostrando così il più schietto cordoglio dell’anima sua". Intervenne alla commemorazione il Conte di Torino e "il paese pittoresco era vagamente adornato di bandiere e di festoni. Beppe Cursi per l’addobbo e Deusdedit Giuntini per la illuminazione avevano fatto miracoli". La lapide riportava queste parole: "A Umberto IRe Buonoda mano settariarapito all’affetto d’ItaliaPeccioliin memoria del più grande delitto del secolosettembre 1901". Per solennizzare il rapporto con il sovrano scomparso, anche la piazza principale del paese fu dedicata a Umberto I ma bisognerà attendere il 20 ottobre 1929 per la visita di un membro di casa Savoia a Peccioli.

Michele Quirici