DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche

Se la traduzione rovina il senso di libri e film

La nuova traduzione del romanzo di Philip Roth non ha più il titolo originale, ma si limita a ’Portnoy’. Molti lettori si sono lamentati. Come, ad esempio, Emanuele Trevi: “L’unica decisione davvero insensata è l’arbitrario cambio del titolo”

Pecore Elettriche

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Firenze, 18 maggio 2025 – Venerdì scorso è uscita per Adelphi la nuova traduzione di uno dei romanzi più famosi di Philip Roth, ’Lamento di Portnoy’, pubblicato in originale per la prima volta nel 1969. In inglese il titolo è ’Portnoy’s complaint’, ma la casa editrice fondata da Roberto Calasso, che ha acquistato i diritti di pubblicazione in Italia delle opere rothiane sfilandoli a Einaudi, ha deciso di rinominare il libro chiamandolo solo ’Portnoy’. Una decisione che ha fatto accigliare non poco la comunità di lettori. Tra questi Emanuele Trevi, che su La Lettura del Corriere della Sera domenica scorsa se l’è presa non poco: “L’unica decisione che mi sembra davvero insensata è l’arbitrario cambio del titolo del romanzo, che diventa un Portnoy spuntato dal nulla, creando solo confusione e difficoltà di citazione. Sarebbe come tradurre le Elegie duinesi di Rainer Maria Rilke e poi intitolarle Duino: tutto si può fare, ma a che scopo?”. D’altronde, quelle che Roth ha assegnato al titolo sono indicazioni di significato essenziali: “In prima istanza, certamente, il complaint è quello di Portnoy, grande artista della lagna, del rancore stagionato, del risentimento distillato fino alla perfidia (‘Non faccio che lamentarmi, mi ripugna praticamente tutto’, ammette volentieri il diretto interessato). Ma il complaint, come il suo equivalente italiano ‘lamento’, è anche un genere oratorio e letterario, ben sedimentato nella tradizione. C’è di più: il complaint, o ‘lamento’, non parla la lingua della sfera intima, dei sentimenti come vengono provati, non è un flusso di coscienza ma un discorso orientato a qualcuno: vale per quel tanto che riesce a esprimere e si esprime per convincere qualcuno: un’assemblea, il pubblico di un teatro, o una sola persona che ascolta”.

Quella di Adelphi è probabilmente soltanto un’operazione commerciale, di marketing, per far parlare della nuova edizione di Roth, autore molto amato e ampiamente pubblicato anche in Italia. Se l’obiettivo dunque è far parlare di sé, la missione è senz’altro riuscita.

Ma, come ha detto Vanni Santoni alle Pecore Elettriche, “l’idea non mi piace. Ci lamentiamo sempre quando i titoli vengono cambiati, persino in situazioni culturalmente meno rilevanti. ‘Se mi lasci ti cancello’ è diventato quasi lo sketch emblematico di un ottimo film ridotto a una macchietta che nessuno ha guardato in Italia, almeno all’inizio, per colpa del cambio di titolo. Ma forse c’è un esempio ancora più scandaloso. Uno dei film più divertenti di tutti i tempi, ‘Superbad’, una commedia esilarante e molto intelligente - pur essendo un film demenziale - in Italia è stato trasformato per qualche motivo in ‘Su×bad - Tre menti sopra il pelo’, con una sorta di gioco di parole mocciano. Il che ovviamente ha fatto sì che chi si attendesse una cretinata ha trovato un film buffo ma intelligente, e non gli è piaciuto. Chi cercava invece proprio un film buffo ma intelligente non è certo andato a vedere ‘Tre menti sopra il pelo’. Magari questi sono esempi estremi, ma rimane un fatto: ciò che scrive l’autore si rispetta. Si può discutere su come tradurre complaint - perché in inglese ha varie possibili interpretazioni - ma cambiare il titolo mi sembra del tutto illegittimo”. Ci resta ora un dubbio: il prossimo sarà ’Pastorale’ o ’Americana’?

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