REDAZIONE MONTECATINI

Una storia lunga 70 anni Dal furto di Wayne Eden all’incredibile sera di Delfo

Una corsa voluta per dare una manifestazione di carattere internazionale alla città. Il primo vincitore fu l’americano Tryhussey che riuscì a beffare l’idolo di casa Birbone.

Una storia lunga 70 anni Dal furto di Wayne Eden all’incredibile sera di Delfo

Dare una corsa dal sapore internazionale alla città. E’ questo lo scopo che anima dirigenti dell’ippodromo e amministratori quando viene creato il gran "Città di Montecatini Terme". Un gran premio al Sesana c’era già dagli anni Venti ma era riservata a soli cavalli indigeni, a volte di tre, a volte di 4 anni. L’Italia si stava lasciando alle spalle le rovine della Seconda guerra mondiale e la rinascita passava anche attraverso lo sport, dalle vittorie di Coppi e Bartali al Tour, o dello schermidore Mangiarotti alle Olimpiadi. Anche l’ippica non vuol essere da meno. Non per niente l’Amérique grazie ai successi di Mistero e degli importati della scuderia Orsi Mangelli viene definita dai giornali francesi "la course des italiens". E nascono anche diverse corse importanti, sempre con un legame al territorio. Nel ’52 al trotter di San Siro si corre per la prima volta il gran premio delle Nazioni, con una particolarità: per la prima in una corsa aperta a cavalli stranieri i cavalli italiani non avevano più il vantaggio di un nastro. Come dire, non abbiamo più bisogno del piano Marshall. Possiamo fare da soli. Non a caso siamo a Milano, la capitale economica e industriale del nostro Paese. Così a Montecatini Terme la vocazione internazionale che stava assumendo la città si volle rendere ancora più affascinante la sfida nello scontro tra indigeni e importati, soprattutto americani. il primo nome che troviamo nell’albo d’oro è proprio quello di un trottatore arrivato dall’altra parte dell’oceano, Tryhussey che riuscì a beffare l’idolo di casa Birbone guidato da Vivaldo Baldi che si sarebbe preso la rivincita l’anno successivo. Intense e affascinante le sfide tra il "biondo" Tornese e il "moro" Crevalcore che per cinque edizioni si scambiarono il successo. Memorabile anche l’edizione del 1968, rivoluzionario in pista come nelle piazze. In mezzo a tanti campioni vinse una "cavalla del popolo", Valpiana, nata ai margini del Padule e cresciuta in un piccolo allevamento di Ponte Buggianese assieme ad altri animali da cortile e poi acquistata dai montecatinesi Ilma e Gino Cacialli e condotta al successo da nello Bellei, nel suo unico alloro nella corsa.

Il gran premio si è poi incrociato anche con la cronaca. Dopo la vittoria di Wayne Eden nel 1975 il cavallo venne rapito nella notte da una banda dell’Anomia sarda. Fu il primo sequestro di un cavallo a scopo di estorsione. Il campione fu poi ritrovato tre settimane dopo legato a un ulivo vicino al cimitero di Montescudaio, in val di Cecina.

Mirabile l’edizione del 1977. Delfo aveva appena vinto il Campionato del mondo a New York ed era diventato un personaggio. Non per niente ad attendere il van all’ingresso dell’ippodromo c’era una piccola folla. Più tardi l’ippodromo si sarebbe riempito come non mai. Il traffico dall’autostrada all’ippodromo andò completamente in tilt. Tra l’altro poco prima del gran premio il cavallo ebbe un problema, nel collo si formò un vasto ematoma, chi disse per un’iniezione fatta male, chi per la puntura di un insetto. Ci fu una consultazione fra Sergio Brighenti, il proprietario Enrico Tosonotti e il veterinario di fiducia. Alla fine si decise di correre per non deludere i tantissimi spettatori. Ma allo stacco della macchina Delfo si gettò al galoppo.

g.g.