"Non dimenticare. Mai". È questo l’appello che Remo Mazzei, presidente dell’associazione Martiri del Padule di Fucecchio ha lanciato ieri mattina nel corso delle cerimonie indette dal comune di Ponte Buggianese per l’ottantesimo anniversario dell’Eccidio del Padule di Fucecchio. Mazzei è intervenuto al cippo di Pratogrande: "Quando sono stato eletto presidente ho voluto essere cirocondato da giovani perchè possano portare avanti la memoria di quello che è avvenuto nell’agosto del ‘44 e con la loro testimonianza sperare che stragi del genere non accadono più".
"È nostro dovere – ha detto il sindaco di Ponte Buggianese Nicola Tesi – portare avanti la richiesta del presidente e far sì che la memoria di quei tragici eventi arrivi alle generazioni più giovani". "Ricordare ogni anno l’Eccidio è un dovere per chiunque, istituzioni e non – ha detto il sindaco di Larciano, Lisa Amidei –. Purtroppo la storia si ripete e nonostante gli sforzi di alcuni, nel mondo oggi ci sono 56 conflitti con donne, bambini e anziani che muoiono".
Le cerimonie si erano aperte al cippo del Piaggione, dove le truppe della 26esima divisione corazzata tedesca iniziarono la strage uccidendo cinque persone tra cui un bambino di dieci anni che era con il padre pastore, anche lui trucidato. L’operazione, nelle intenzioni dei comandanti nazisti, avrebbe dovuto servire per contrastare le bande partigiane che si supponeva si nascondessero all’interno del cratere palustre. In realtà i soldati si limitarono a uccidere civili, sfollati, donne e bambini che ebbero la sfortuna di essere nelle vicinanze delle strade bianche che portavano in Padule. Oltre a Tesi erano presenti il sindaco di Pistoia Allessandro Tomasi, il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Vittorio Fantozzi e l’assessore del comune di Pescia Maurizio Aversa. Presenti anche le autorità civili e militari e i gonfaloni dell’associazione Martiri del Padule, e dell’Anpi di Buggiano e della sezione Valdinievole.
Dopo Piaggione la cerimonia si è spostata a Pratogrande. Qui, nell’immobile dove si confezionava il tabacco, la ’Sigaraia’, per i pontigiani, si trovavano diversi sfollati che sfuggivano dalle città toscane come Firenze e Livorno dov’erano in corso bombardamenti, o dalla zona vicino all’Arno che i tedeschi avevano fatto evacuare. Tutti vennero messi al muro e uccisi. Si salvò solo una bambina, la più piccola del gruppo: la mitragliatrice venne posta a un’altezza superiore alla sua e su di lei caddero i corpi dei suoi familiari.
La terza e ultima cerimonia della mattinata, ieri sera ce n’è stata un’altra ad Anchione nella piazza Martiri del Padule, si è svolta ad Albinatico. Qui una lapide ricorda oltre alle vittime del 23 agosto, le sei persone che furono uccise, sempre dai tedeschi nel luglio dello stesso anno.
Niccolò Galligani