di Gabriele Galligani
Fra covid, attentati ed elezioni presidenziali in Usa, rischia di passare sotto silenzio, ma 54 anni fa anche la Valdinievole fu colpita indirettamente dalla disastrosa alluvione dell’Arno a Firenze. La zona più colpita fu quella di Ponte Buggianese. L’acqua arrivò un giorno dopo rispetto a Firenze, esattamente il 5 novembre. Ma anche nella città termale ci furono allagamenti. Tracimarono la Borra e il rio Sant’Antonio. Una settantina gli ettari di terreno invasi dalle acque. Quattro famiglie, per un totale di venticinque persone, dovettero lasciare le loro case e vennero alloggiate all’albergo "Paradiso" di Montecatini Alto. Ma come detto la zona più colpita fu quella sud. I canali del Padule ad un certo punto non riuscirono più a scolare in Arno, chi dice per la grande massa d’acqua, chi perchè vennero chiuse le calle di Ponte a Cappiano, per impedire appunto di far arrivare anche l’acqua della Valdinievole verso il mare che avrebbe potuto far tracimare il fiume a Pisa. I soccorsi ufficiali si dimenticarono di questo pezzo di terra della Valdinievole invaso dalle acque. I motivi furono diversi. Intanto non esisteva all’epoca la Protezione civile. I soccorsi venivano portati da esercito e vigili del fuoco. Ma tutti, o quasi, erano stati inviati a Firenze. Per fortuna a Ponte Buggianese all’epoca, tutte le famiglie, o quasi, possedevano una barca, anzi un barchino come vengono chiamati. Insomma, se a a Firenze c’erano gli angeli del fango, a Ponte Buggianese, gli angeli arrivarono sul...barchino. Grazie a queste imbarcazioni tipiche del Padule i volontari poterono arrivare anche nelle case più sperdute e trarre in salvo gli abitanti che nel frattempo si erano dovuto rifugiare ai piani alti, o addiritttura sul tetto. Ai soccorsi partecipò anche il parroco di allora, monsignor Egisto Cortesi, anche lui alla guida di un barchino. Il paese di Ponte Buggianese rimase praticamente isolato. L’unica strada rimasta libera dalle acque era quella per Chiesina Uzzanese. Alla fine tutto si risolse con tanta paura, una casa crollata ad Anchione e diversi animali morti. All’epoca infatti l’allevamento del bestiame era molto sviluppato in campagna ed era un fonte di sostentamento importante per tante famiglie. Ci fu una corsa contro il tempo per portare in salvo i capi di bestiame, specialmente bovini. Anche se salvare gli animali impauriti non fu un’impresa facile. I contadini però avevano escogitato un sistema che funzionò. Il capobranco veniva legato per la corna e trascinato da un barchino. Il resto della mandria a quel punto lo seguiva