Paul Goodwine al Moca I quadri dell’artista inglese impressione e astrazione

Il pittore originario dello Yorkshire ha donato la sua opera " Don’t look back". Per dieci anni ha viaggiato in Africa tra Uganda, Nigeria e Zimbabwe. .

Il progetto "Florilegio italiano, artisti – invitano artisti" continua nella sua opera di promozione di espressioni artistiche contemporanee. Entra infatti in collezione Mo.C.A. un altro nome di fama internazionale, Paul Goodwin, che dona Don’t look back, un olio su tela, connubio tra impressione ed astrazione caratterizzante il suo stile.

Paul Goodwin, originario dello Yorkshire, si laurea in Belle Arti alla University of Leeds e University of Sussex, e trascorre una parentesi (1974-1984) viaggiando tra Uganda, Nigeria e Zimbabwe; questa esperienza influenza decisamente il suo stile e la sua pittura definendone appieno il suo, personalissimo e ricercatissimo, codice di comunicazione. Docente di pittura e di fotografia, Professore associato di pittura alla Naba di Milano, risiede stabilmente in Italia dal 1984 quando la sua arte inizia a trovare ampio riconoscimento e sostegno da parte di collezionisti, galleristi, critici d’arte ed editori tra cui Carlo Monzino, Luisa Sottrici, Paolo Lavezzari, Paolo Seno e Matteo Lorenzelli, Giampaolo Prearo. L’artista viene perciò coinvolto negli ambienti artistici di grandi città, tra cui Torino e Milano dove ha avuto occasione di gestire spazi e gallerie tra cui uno studio in Docks Dora, a Torino ed uno nella storica “Casa degli Artisti” di Corso Garibaldi a Milano. Nel corso della sua carriera, l’artista ha partecipato a numerose conferenze e ha preso parte a vari workshop internazionali: al KunstMuseum di Bonn, in Zimbabwe nel 1991, alla Brera di Milano e all’Accademia Linguistica di Genova. Vanta una lunga carriera espositiva che coinvolge tutta Europa, Stati Uniti, Sud Africa e Asia; dal 1984 al 2019 ha infatti collezionato temporanee, personali e collettive, da Londra a Leeds e Belfast, da Milano a Roma, da Bonn a Colonia e Mainz, da Madrid a Zurigo, da Osaka a Miami, fino a raggiungere il Sud Africa; numerosi suoi lavori arricchiscono collezioni pubbliche e private dall’Inghilterra all’Irlanda, dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Svizzera, dal Libano al Giappone agli Stati Uniti. Critici e intellettuali del calibro di Eugenio Alberti Schaz, Antonio D’Avossa, Riccardo Barletta, Emanuele Beluffi, Paolo Bonfiglio, Michele Bramante, Guido Brivio, Stefano Crespi, Ettore Ceriani, Chiara Canali, Claudio Cerritelli, Alan Friedman, e tanti altri hanno scritto su di lui per pubblicazioni, articoli e monografie.