
Un momento del programma tv
Montecatini 2 novembre 2015 - «Non vogliamo vendetta, ma solo giustizia: stiamo conducendo una battaglia di civiltà in nome di tutte le vittime della strada, per evitare che altri debbano vivere il dolore che viviamo noi, che non beneficeremo del reato di omicidio stradale, essendo la legge penale irretroattiva». Ieri, Massimiliano Massimi, padre di Massimo, vittima della strada il 23 ottobre 2014, è stato intervistato su Rai 1 a «Domenica in» dal giornalista Salvo Sottile. Il disegno di legge sull'omicidio stradale è stato approvato anche alla Camera e deve tornare al Senato per l'ultima ratifica:
«Il premier Matteo Renzi – ha aggiunto Massimi raggiunto telefonicamente dopo il programma - aveva promesso che l'omicidio stradale sarebbe stato realtà entro la fine dell'anno, ma, ieri, il sottosegretario Luca Lotti ha potuto affermare che ciò potrà avvenire anche prima, per il 10 dicembre, compleanno di Lorenzo Guarnieri, anche lui vittima della strada. Questo per noi è fondamentale, perché come ho detto anche nel corso del programma, avremo vinto la battaglia solo quando la legge sarà in vigore: si deve fare in fretta per porre un argine alla strage sulle strade. Quando l'omicidio stradale sarà realtà, però, non sarà la fine, ma l'inizio: avremo vinto la battaglia e ci prepareremo per vincere la guerra ovvero fare prevenzione, attraverso una rivoluzione culturale che insegni a tutti la giusta condotta al volante.
Il reato di omicidio stradale avrà effetto deterrente, ma, servirà soprattutto in fase repressiva, quando, purtroppo, il reato è commesso e il danno irreparabile si è già verificato, anche se dovrebbe comportare il ritiro della patente almeno per 5 anni anche in caso di patteggiamento. Noi però vogliamo fare prevenzione: io non smetterò mai di andare a parlare con i giovani, ma non solo con loro, perché, secondo i dati, l'omicidio stradale lo commettono persone di età tra i 25 e i 55 anni». Sono state mandate in onda le immagini di Massimo, il Principino, e la commozione è stata grandissima. Poi sono state ascoltate le testimonianze di altri parenti di vittime della strada.
«Per la mia attività – ha ricordato Massimi - so cosa significhi dover dare una notizia del genere ad un genitore. Quando mi è arrivata quella telefonata con cui mi chiedevano se ero in casa e mi dicevano: 'Mi aspetti lì', il cuore non voleva, ma il cervello, il mio istinto di carabiniere purtroppo avevano già intuito. Dopo la vita cambia, viene portato via un pezzo di te. Vivo momenti di immensa emozione, ma io sono un carabiniere, rappresento un'istituzione che ha duecento anni di storia e voglio vivere la mia sofferenza con spirito di servizio per salvare vite umane».