Pescia, "Lei ha un tumore". Ma era solo una polmonite. La famiglia va per vie legali

L'uomo chiederà un risarcimento per quanto accaduto

L’uomo è stato ricoverato per due volte all’ospedale di Pescia, ad aprile e a novembre dello scorso anno

L’uomo è stato ricoverato per due volte all’ospedale di Pescia, ad aprile e a novembre dello scorso anno

Pescia, 23 settembre 2018 - Gli era stato diagnosticato un tumore polmonare in stadio terminale e lui infatti aveva già iniziato il ciclo di cure palliative. Ma qualche mese dopo è emerso che non si trattava di un cancro, ma bensì di una polmonite. Sfortunato protagonista della vicenda un uomo che abita in un paese del comprensorio del Cuoio, ricoverato all’ospedale di Pescia nell’aprile dello scorso anno.

Dopo una ventina di giorni venne dimesso con la peggiore delle diagnosi che un paziente si può sentir dire: funzionalità cardiaca ridotta al 25% e presenza di un tumore polmonare in stadio terminale. Fra l’altro nelle prescrizioni consigliate c’era di attivare le cure palliative oppure il ricovero in una struttura per malati terminali.

Per fortuna un secondo ricovero, sempre all’ospedale di Pescia, porta alla luce una nuova diagnosi. Non si trattava di un tumore, ma di una polmonite. Una bellissima notizia, ovviamente. Anche se i familiari hanno fatto fatica a convincere il paziente che si trattava dela verità e non di un modo per tirarlo su di morale.

E in mezzo, diversi mesi molto difficili, sia per il paziente che per le persone che gli erano vicine. Tanto che la famiglia si è rivolta ad uno studio legale di Lucca per chiedere all’Asl Toscana Centro un risarcimento per quanto accaduto. C’è stato un primo tentativo in via stragiudiziale ma che non ha avuto esito. In questi giorni è stata presentata una Domanda di mediazione.

«Una volta a casa – racconta il legale della famiglia – l’uomo iniziava il ciclo delle cure palliative. In conseguenza delle medicine somministrate, sin da subito, perdeva quasi del tutto la sua lucidità mentale; lo stesso, nonostante i farmaci che assumeva, continuava infatti a lamentare forti dolori, probabilmente immaginari, che tuttavia costringevano il medico di famiglia ad aumentare le dosi dei medicinali palliativi, fino ad arrivare alla dose massima consentita in pochissimo tempo».

Tanto che appunto a novembre consigliava il nuovo ricovero al «Ss Cosma e Damiano». I nuovi accertamenti effettuato permettevano di arrivare alla nuova diagnosi. «Adesso – è ancora l’avvocato a parlare – ha ritrovato la lucidità mentale ma non la forma fisica di cui ancora oggi subisce le conseguenze, così come accertato nella perizia medico legale di parte, a cui si è sottoposto. Se subito gli fosse stata diagnosticata la presenza di una polmonite e non di un tumore, avrebbe potuto curarsi in modo appropriato attivando anche la cura cardiologica e quindi continuato a vivere normalmente come aveva sempre fatto a ritmi ovviamente più ridotti a causa del cuore».