Un titolo tricolore come antipasto di quello iridato? Torna a far parlare di sé, delle sue imprese sportive, il conosciuto e apprezzato ristoratore monsummanese Andrea Romanelli, che nella Capitale si è nuovamente laureato campione italiano di marcia master 35 (5 chilometri).
Uno splendido viatico per i prossimi Campionati del Mondo master, che si terrano ad agosto a Goteborg, in Svezia: il 17 si correrà la 10 chilometri, il 20 la 5 e il 25 agosto la 20 e Andrea spera di essere protagonista. Ristoratore di fama (e famiglia), campione di marcia nel nome del babbo Maurizio, venuto a mancare da poco, prima di questa conquista Andrea, titolare col fratello Giorgio della nota trattoria Valdinievole Antica dai Romanelli, era salito agli onori della cronaca per un tris di medaglie da favola: campione europeo master a squadre a Pescara, campione nazionale individuale Aics ad Ancona, campione tricolore individuale master 35 nei 3 chilometri, sempre ad Ancona.
Tre ori per la gioia di mamma Ileana, dedicati alla memoria del padre, allenatore e giudice di marcia nonché ristoratore principe.
"Ho praticato atletica, specialità marcia, per 20 anni, raggiungendo nel 2011 anche il minimo B per le Olimpiadi – racconta Andrea –. Sono stato costretto a cessare l’attività nel 2017, a causa di un grave infortunio (strappo muscolare al tibiale destro, ndr), iniziando a lavorare nel locale di famiglia. Ma lo sport mi è rimasto dentro. Poi, l’anno passato, dapprima è venuto a mancare mio babbo, portato via da un brutto male, e contemporaneamente, grazie alla Toscana Atletica Jolly di Sesto Fiorentino e al mio allenatore Alessandro Volpi, montecatinese d’origine, argento a squadre master 65 a Pescara, è stata ricreata la squadra dei talentuosi marciatori di vent’anni prima. Era il desiderio di mio babbo rivedermi marciare, per cui una settimana dopo la sua scomparsa ho ricominciato. Allenamento tutti i giorni, un paio di sedute settimanali in palestra e l’attività al ristorante. In pochi mesi sono tornato a vincere".
Per la gioia sua, ma soprattutto del babbo, che dall’Alto non mancherà di sorridere.
Gianluca Barni