
"Pilù ha avuto giustizia e con lei tanti altri cuccioli, ma anche le persone deboli, vittime di violenza". Così gli Animalisti Italiani, arrivati da Roma e da tutta la Toscana, nel presidio organizzato ieri mattina a Pistoia, hanno accolto la sentenza di condanna in primo grado di Gaetano Foco, 32 anni, di Messina ma da tempo a Pescia, a 18 mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni (da determinare in sede civile) per tutte le associazioni animaliste costituitesi parti civili (ben otto), insieme al Comune di Pescia, per aver seviziato la cagnolina pincher Pilù, filmando quell’orrore e poi diffondendo il video sui social. La cagnolina, lo ricordiamo, morì poco dopo per le gravi lesioni riportate. I fatti risalgono al maggio del 2015. Ieri il giudice Barbara Floris ha letto la sentenza nel tribunale di San Mercuriale a Pistoia. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 2 anni e 3 mesi, per i maltrattamenti (articolo 544 del codice penale), e che fossero riconosciute le aggravanti, ovvero la morte della cagnolina come conseguenza del reato e il fatto di aver filmato quelle torture per diffondere il video. Un video choc, che ieri mattina è stato visionato durante l’udienza dal giudice e dagli avvocati. Le immagini, difficili da sostenere anche per chi ha seguito ogni passaggio della vicenda, sono state silenziate. Obiettivo di quelle riprese, nella intenzione di Foco, era quello di vendicarsi della sua fidanzata, padroncina di Pilù, mostrandole l’orrore della sua fine. Foco avrebbe preparato ogni dettaglio: gli strumenti di tortura, un pennarello e un imbuto, usati per essere infilati nel retto e poi nella bocca, e l’inquadratura del cellulare sul cagnolino. Ieri mattina è stato ascoltato il veterinario, dottor Guglielmo Torri che vide Pilù poco dopo la sua morte, e che ha confermato come le lesioni interne provocate dalle sevizie avrebbero causato con tutta probabilità l’emorragia e l’acidosi metabolica che portò il cane alle morte. Tra i testi, anche un’amica di Foco, che avrebbe assistito almeno ad un altro episodio di tortura. Il difensore di Foco, l’avvocato Gabrio Bagnoli di Firenze, si è limitato a chiedere che fossero escluse le aggravanti. Otto le associazioni animaliste che si sono costituite parti civili: il "Rifugio del cane onlus" di Lamporecchio, gli "Animalisti italiani", Leal, Lida, liv, Anpana, Enpa, Oipa, e il Comune di Pescia, che attraverso il suo legale ha avanzato la richiesta di 30mila euro di risarcimento danni e l’applicazione di una misura di sicurezza per Foco. "In America Foco avrebbe avuto una condanna a sette anni, da scontare in carcere - ha detto nel presidio Walter Caporale, presidente degli Animalisti Italiani - In Italia ci stiamo battendo per avere una legge più severa. Il rischio per il caso di Pilù è che il reato cada in prescrizione. Ora ci sarà la causa civile, con la quale cercheremo di ottenere ancora giustizia".
Martina Vacca