Il caso Terme spacca il consiglio comunale

Bocciata mozione delle minoranze che voleva interrompere la trattativa con i privati: "Adesso serve salvare il nostro patrimonio"

Il consiglio comunale dice no alla mozione sulle Terme presentata dalla minoranza. Il Testo indicava al sindaco Luca Baroncini e alla giunta "in seguito all’istanza di fallimento presentata dal pool di banche, di interrompere le trattative private per la cessione delle quote di maggioranza della società, la cui fattibilità peraltro non è stata deliberata a livello amministrativo, e attuare interventi pubblici per la salvaguardia del patrimonio, inserito nei siti dell’Unesco. La maggioranza ha espresso un no compatto. "Il voto contrario – spiegano Lega e Fratelli d’Italia – non significa il rifiuto di soluzioni pubbliche, ma rimanere aperti anche a soluzioni private. Siamo disponibili a tutte le opzioni per la salvezza dell’azienda". L’opposizione non ha risparmiato critiche al sindaco, pur riconoscendo la sua estraneità su alcuni fatti della complessa vicenda. Il consigliere di minoranza Ennio Rucco (Pd) ha ricordato come i democratici, in questi giorni di polemiche e proposte non abbiano "voluto incolpare il sindaco del disastro Terme. Ci limitiamo a fare delle contestazioni. La situazione debitoria è oggetto dei lavori della commissione di inchiesta guidata da Luca Sbenaglia. Venerdì siamo stati in Regione e ci torneremo. Possiamo criticare il sindaco e dare una mano alla città. Il 6 marzo del 2019 le banche erano interessate a un accordo di ristrutturazione del debito, che avrebbe messo in sicurezza il patrimonio. La situazione in questi tre anni è rimasta bloccata perché è venuta meno, al di là del rapporto tra le quote azionarie dei soci, la spinta propulsiva del Comune. Ma è mai possibile che con l’udienza del tribunale fallimentare prevista per l’11 ottobre non ci sia una linea di indirizzo? È normale non aver ancora votato i bilanci 2020 e 2021? Si parla di immobili dal valore di 50 milioni, capaci di coprire i debiti, quando il valore da analizzare è quello a base d’asta e non periziale". Simone Magnani ( Cinque Stelle) ha sottolineato quanto sia "indegno che una società partecipata da due soci pubblici finisca davanti al tribunale fallimentare. Avete interrotto qualsiasi dialogo con i ministeri per ipotesi finite male. Qui dovrà essere fatta una compensazione del danno economico e della crisi che colpiranno tante famiglie". Il consigliere Edoardo Fanucci (Italia Viva) ha ribadito di aver avversato da subito le modalità di privatizzazione in atto, criticando "l’esclusiva all’advisor Infinet per sei mesi in cambio di 200mila euro. Chi è il gruppo interessato che l’onorevole Carrara dice di aver portato al sindaco?". Nicola Guelfi (Bagnaioli) ha ricordato l’ipotizzato incontro sulle Terme a Palazzo Chigi, con il premier uscente Draghi, mentre Luciana Bartolini (Lega) ha criticato l’ostracismo della Regione che ha impedito di tornare a essere strategiche alle Terme. Il sindaco Baroncini ha tenuto un atteggiamento istituzionale. "La situazione è chiara – ha detto – vorrei che si evitasse di politicizzare un problema che con la politica c’è tra sempre meno. La situazione debitoria è la stessa di quando noi siamo entrati. È vero, il Comune ha poco più del 30% delle Terme, ma non ha i 10 milioni da spendere, in proporzione, per eventuali acquisti di immobili. Ecco perché ho parlato di due. Questi soldi li devono trovare un investitore privato o i soci. La proposta di un incontro con Draghi è stata lanciata dal ministro Garavaglia, che ha pure parlato con il governatoreGiani. Carrara ci presentò una società dell’est, che poi partecipò al bando con documentazione completa e non si è fatta più sentire. Qualcuno mi rinfaccia di non aver fatto l’abbonamento per Firenze, ma ogni giorno faccio call con la Regione e il pool di banche".

Daniele Bernardini