Parola d’ordine: manutenzione. A fornire la ricetta per la cura del verde è Renato Ferretti, consigliere nazionale dell’ordine degli agronomi Conaf e responsabile del dipartimento paesaggio, pianificazione e progettazione territoriale e del verde, secondo il quale l’attuale sistema di potatura degli alberi è più simile a un sacrificio che a un’opera colturale vera e propria e senza una programmazione, la situazione non potrà certo migliorare. Nel "day after" dell’allerta vento, che ha visto alberi caduti un po’ ovunque in tutta la Valdinievole, Ferretti spiega cosa andrebbe fatto davvero in termini di prevenzione.
Qual è la temperatura della situazione?
"Più o meno si sta come l’anno scorso o ancora come nel 2015, quando ci fu la bufera del 5 marzo. Attualmente a livello territoriale non c’è un intervento continuativo sul verde come sarebbe necessario. Le piante hanno un ciclo di vita poliennale, gli alberi possono durare molti decenni e superare anche i secoli di vita, ma dall’altro lato hanno un ciclo di vita che è annuale e le cure colturali dovrebbero essere fatte dunque annualmente, e non, come avviene adesso, lasciate per anni e effettuate solo al momento del bisogno".
Però è anche vero che la manutenzione ha dei costi…
"Si, la manutenzione costa se non è vista come un investimento. Più che potati, gli alberi vengono sacrificati ogni 5 o 6 anni quando tutto va bene. Le piante tuttavia avrebbero bisogno di potature piccole e annuali e questo significa un impegno di più manodopera e meno motosega. L’atteggiamento tenuto fino ad ora ha indebolito gli alberi. A questo si aggiunge anche un problema di rinnovo delle alberature soprattutto in città".
E nella nostra zona quando sono stati fatti gli ultimi interventi?
"Noi stiamo godendo di interventi fatti 40 o 50 anni fa. Il ciclo di vita di un bosco ad alto fusto è di 60 o 70 anni, dopodiché va tagliato e rinnovato. In città siamo in una situazione perfino peggiore dove gli alberi non sono sottoposti a manutenzione, non vengono rinnovati e sono sacrificati da potature poco organiche e soprattutto sono sacrificati anche dai lavori per le utenze sulle strade, che vengono spesso spaccate andando a interferire anche con il sottosuolo".
Quindi gli alberi cadono perché sono vecchi o perché sono danneggiati?
"Nella stragrande maggioranza dei casi gli alberi cadono perché o sono stati danneggiati in modo consistente alle radici o perché sono alberi vecchi e malati. Gli aberi cadono ma non se si investe in manutenzione. Non si può pensare che il verde pubblico svolga le funzioni per cui è deputato se non ci si investe". Quali sono i punti più critici in Valdinievole?
"Più o meno la situazione è la medesima un po’ ovunque. Tuttavia casi particolarmente emblematici si trovano ad esempio a Pescia, lungo via Garibaldi. Quegli alberi sono stati piantati quando ci passavano ancora le carrozze. E’ chiaro che adesso con le auto e i tir non possiamo pretendere che durino ancora a lungo. Lì andrebbero tolti tutti i platani, che tanto sono vecchi e tutti malati, andrebbero ripiantati di nuovi e su una sola fila, per permettere alle piante di avere lo spazio necessario ma anche alla sede stradale, dove il traffico è considerevole. Un altro esempio è in via Livornese in direzione di Chiesina Uzzanese, dove i fusti sono a 50 centimetri dalla strada e andrebbe fatto un intervento coraggioso di spostamento degli alberi, così come in viale Fedeli a Montecatini dove i lecci sono a ridosso della via, anche se molti sono stati abbattuti".
Arianna Fisicaro