
Francesco Lovallo con la moglie Concettina
Monsummano Terme (pistoia), 24 aprile 2020 - «Il nonno è morto. La nonna aveva i sintomi del Covid prima che li avesse lui ma è a casa e non esce perché ha paura di infettare la gente: anche se la sua quarantena è finita, nessuno le ha ancora fatto un tampone per sapere se sia positiva o meno. Mio zio è in quarantena anche lui, perché quando vennero a prendere il nonno per portarlo in ospedale, i volontari erano solo in due e non ce la facevano a spostarlo, così li aiutò. Anche a lui non hanno fatto ancora il tampone".
C’è un confine oltre il quale il dovere civico di essere bravi cittadini che rispettano le regole anti contagio imposte, va a scontarsi con un diritto alla salute sbandierato ma non sempre applicato. La storia dei parenti di Leonardo Pinetini, un giovane di Monsummano a cui due giorni fa è venuto a mancare il nonno positivo al covid, è un esempio di quanta incertezza ci sia ancora non solo sulle potenzialità letali del virus, ma soprattutto sulla gestione della dimensione sanitaria della questione.
"Il nonno, che oltre ad avere 85 anni era anche diabetico – spiega Pinetini – è stato visitato in due giorni da due dottoresse diverse dopo che avevamo chiamato il 118. Prima è stato escluso si trattasse di Covid, poi ci hanno detto che gli avrebbero fatto un tampone, che però è arrivato solo giorni dopo, quando lui era già in ospedale e solo due ore prima che lui passasse da stazionario a critico in terapia intensiva".
E già questo dà la misura di qualcosa che non ha funzionato nel sistema fin dall’inizio. "Il nonno è morto dopo due settimane in ospedale dove, devo dire, che sono stati gentili e puntuali nel tenerci informati anche delle minime novità. Ma la storia non finisce qui. Perchè la nonna aveva accusato sintomi ben prima di lui. Lei ha vissuto, mangiato e dormito con lui mentre lui aveva già il virus. Lei per fortuna sta bene ed è stata messa in quarantena, attendendo un tampone che non le è mai stato fatto. Adesso la sua quarantena è finita e quindi potrebbe uscire, andare a fare la spesa o al cimitero o in farmacia, ma non esce perchè teme di essere positiva. Quanto ancora dovrà restare in queste condizioni? Perchè non le vengono a fare un tampone per capire se sia positiva o meno? Oltre al dolore di un ricovero tardivo del nonno e del suo decesso adesso viviamo nell’incertezza per la nonna".
Stesso trattamento anche allo zio, a quanto pare. "Quando vennero a prendere il nonno – prosegue il giovane – i volontari dell’ambulanza erano solo in due e non ce la facevano a trasportarlo, così mio zio, che si trovava lì li dovette aiutare a tirarlo su. Venendo in contatto con il nonno è stato messo in quarantena. Il nonno è stato ricoverato il 5 aprile ma a mio zio ancora non hanno fatto il tampone". © RIPRODUZIONE RISERVATA