ARIANNA FISICARO
Cronaca

Guarita a 88 anni. "Così sono sopravvissuta al coronavirus"

Stefania Aminoidi di 88 anni è tornata casa dopo ventiquattro giorni trascorsi all’ospedale San Jacopo

Il cartello di bentornata a casa

Monsummano Terme (Pistoia), 11 aprile 2020 - A una donna non si dovrebbe mai chiedere l’età. Ma la luce negli occhi di Stefania, ora che è a casa, neutralizza in un colpo le primavere trascorse intuibili sul suo volto. Stefania Aminodi è una sopravvissuta al Covid- 19. Una delle prime contagiate dal virus a Monsummano e anche la prima ad essere tornata a casa. A 88 anni e mezzo Stefania ha lottato con il coronavirus, è rimasta 24 giorni in ospedale di cui 17 con una maschera a pressione sulla faccia per insufflarle ossigeno nei polmoni. Da un piccolo foro nel casco, le passavano il cibo. Ha contratto la malattia insieme ad altre tre amiche. Una non ce l’ha fatta, un’altra sta bene, ma è ancora in ospedale.

Ad accogliere il ritorno di Stefania, a Monsummano, sono stati i vicini di casa, che le hanno anche preparato un cartellone di bentornata, improvvisato col poco del sovrappiù che si può trovare nelle case di questi tempi e che sono state le uniche persone che sono rimaste vicine in sua assenza anche alla figlia che, forse anche un po’ abbandonata dai servizi pubblici, è rimasta completamente da sola in casa 30 giorni, di cui più di 10 con febbre alta e tosse e senza nemmeno la risposta di un tampone, che le è stato effettuato solo più di una settimana dopo che era ormai guarita, lasciandola col dubbio di essere stata o meno positiva al Covid anche lei. Adesso Stefania è felice di essere a casa e si preoccupa di essere presentabile e con i capelli a posto.

"Sono una sopravvissuta. Ma devo dire che nella stanza dove ero all’ospedale di Pistoia ho visto anche guarire altre quattro persone che erano in stanza con me. Voglio ringraziare i medici e tutto il personale del San Jacopo, che non hanno mai fatto mancare né a me né ad altri tanta umanità. Non ci hanno mai fatto sentire soli".

Poi ricorda come è iniziato tutto. "Ero con altre 3 amiche in macchina più di un mese fa. Eravamo andate a giocare a tombola a Pistoia a San Biagio. Tre di noi abbiamo preso il virus. Una ne è rimasta esente. Una di noi è ancora in ospedale. Un’altra non ce l’ha fatta. Io sono qui con mia figlia, nella mia bella casa".

Stefania dovrà ancora far uso dell’ossigeno per un mesetto. "Sono tornata con i polmoni puliti da tutto. Ho avuto paura ma non mi ricordo granché. La sera che mi portarono via con l’ambulanza da casa ho passato una brutta nottata al pronto soccorso a Pescia. Quando sono stata trasferita a Pistoia, al terzo piano del reparto infettivo, sono stata messa subito in cura. Dopo giorni ho toccato il fondo e ho creduto di non farcela, finché non mi hanno cambiato la cura e ho cominciato a riprendermi". Ora pensa al futuro. "Il cartellone di bentornata del mio vicino mi ha commossa. La prima cosa che ho fatto è stata mettermi a letto e farmi coccolare da mia figlia. La prima cosa che farò appena starò meglio sarà tornare al cimiero a far visita a mio marito".

Intanto la figlia Katia fa i conti con una quarantena che le ha lasciato il segno. "Voglio solo ringraziare mio marito, i medici del San Jacopo che mi rassicuravano sempre sul fatto che avrebbero curato mia madre e non l’avrebbero scartata per dare priorità ai più giovani come dicevano in televisione, il dottor Sergio Paolini e il mio medico Antonio Gabbrielli, che non mi ha mai lasciata sola mentre la Asl non rispondeva mai alle mie chiamate e Alia non veniva più nemmeno a ritirare la spazzatura, finchè non è intervenuto l’assessore competente, che ho dovuto chiamare io stessa. Solo i vicini e la Polli, che ha mandato a casa i prodotti in regalo ci sono stati. Non so se altri parenti di malati di covid19 hanno patito la stessa solitudine che ho patito io, ora mi importa solo che mamma sia a casa".