
di Andrea Luparia
Certe volte delle storie di “ordinaria follia“ vengono risolte da gesti che sembrano semplici ma in realtà sono eroici (o quasi). E’ quanto accaduto la sera del 28 luglio. Protagonisti, da una parte un quarantenne nato in Marocco ma residente da tanti anni in Italia, dall’altra i carabinieri della stazione di Licciana Nardi. C’è un lieto fine, ma la storia fin quasi alla fine era orientata nell’altra direzione. Ma vediamo i fatti. Quella sera al 112 sono giunte diverse richieste di intervento. A chiamare chiedendo aiuto, erano tanti automobilisti in transito lungo la strada di Pallerone. A quanto dicevano, un pazzo cercava di gettarsi sulle macchine in corsa. E solo la prontezza di riflessi dei conducenti aveva evitato fino ad allora il peggio. Sul posto si recava subito la pattuglia della stazione di Licciana Nardi. I militari non ci mettevano molto a capire che in effetti quanto riferito al telefono era vero: un quarantenne di origini marocchine stava tentando di farsi investire. Appostato ai margini della strada, appena vedeva arrivare una macchina si gettava in mezzo alla strada. Quando l’hanno visto, i militari sono scesi dall’auto di servizio e hanno cercato di instaurare un dialogo con l’uomo che, in evidente stato confusionale, urlava di voleva farla finita perché aveva appena saputo che il padre era deceduto in Marocco. Gli uomini dell’Arma tentavano in ogni modo di rincuorare l’arabo che dai documenti risultava essere un 43enne residente nelle vicinanze. In questo modo riuscivano a non farlo più andare in mezzo alla strada ma l’uomo era chiaramente emotivamente instabile. Così i militari chiedevano l’intervento del 118. E la centrale operativa inviava subito sul posto l’auto medica con a bordo un dottore e un giovane infermiere. La presenza sul posto del personale del 118 sembrava, almeno all’apparenza calmare il nord africano, anche perchè i carabinieri intanto avevano chiamato anche un suo cugino. I due parlavano in arabo e i militari controllavano la situazione facendo rallentare le auto in transito mentre medico e infermiere cercavano di capire i motivi del comportamento dell’uomo. Tutto bene? Purtroppo no. Proprio quando sembrava che le cose andassero per il meglio il 43 enne, con una mossa fulminea, si metteva a correre. I militari cominciavano a rincorrerlo e lui si gettava nel sottostante torrente Aulella, l’affluente del Magra. Malgrado il buio, i carabinieri non si perdevano d’animo. E a loro volta si gettavano in acqua e raggiungevano il quarantenne. Poi, con l’aiuto dei due giovani sanitari, lo portavano in salvo.
A questo punto veniva subito richiesta la presenza di personale medico specializzato. Per diversi minuti i militari hanno tenuto fermo l’uomo. Solo quando i sanitari sono arrivati e hanno sedato il malcapitato si sono potuti rilassare. E hanno iniziato a pensare come e dove asciugarsi. Il quarantenne intanto veniva portato al NOA di Massa dove si trova attualmente, ricoverato in psichiatria.
Dalle indagini fatte successivamente, è risultato che il padre è effettivamente morto in Marocco ma per cause naturali: era piuttosto anziano. C’è anche da dire che il 43enne è nato in Marocco ma è rimasto nel paese arabo pochi anni. Aveva 5 o 6 anni quando i genitori si sono trasferiti in Italia. Ma il quarantenne non ha avuto una vita facile. Purtroppo aveva iniziato a frequentare il mondo della droga e questo può aver ingigantito eventuali problemi psichici.