Massa Carrara, il vino Candia fa il giro del mondo. Da contadini a enologi stellati

Il titolare Aurelio Cima racconta la storia di una dinastia che produce vino da cinque generazioni. "Dal 1990 esportiamo le nostre bottiglie in tutto il mondo: da New York al Giappone, nei migliori ristoranti"

Aurelio Cima nelle sue vigne che si estedono dal versante massese a quello carrarese

Aurelio Cima nelle sue vigne che si estedono dal versante massese a quello carrarese

Massa Carrara, 2 agosto 2022 - Cinque generazioni dove contadini si sono trasformati nei numeri uno della produzione vinicola apuana. La famiglia Cima è stata la prima a trasformare il vino del Candia che veniva prodotto nelle cantine familiari in un raffinato prodotto, esportato in tutto il mondo e apprezzato dalla più sofisticata critica.

Dalle pendici massesi, dalle colline di Carrara, vigneti incastonati fra i monti e il mare, a New York fino al Giappone: 180mila bottiglie di Candia vermentino, Vermentino nero, Massaretta Eccellenza Syrah e Gamo si sono fatte conoscere e apprezzare nei migliori ristoranti del globo meritando il premio di miglior Candia. Partendo dai 14 ettari di Giovanni Lorieri, attraverso le innovazioni di Luigi Cima, i terreni intorno alle due frasche nel Candia si sono trasformati in moderni vigneti fino a 27 ettari che hanno attratto l’attenzione di grandi enologi che a più riprese si sono interessati di far conoscere il Candia di Cima come Federico Curtaz e Alberto Antonini che hanno portato le 180mila bottiglie nei ristoranti più blasonati del mondo e coinvolto giornalisti e divulgatori come Massimo Rustichini e Salvatore Marchese.

«Un successo senza precedenti – racconta Aurelio Cima che con il figlio Gianluigi porta avanti l’attività – che dal 1990 al 2015 ci ha visti in un’importante attività di esportazione e di miglioramento continuo. Poi problemi a livello aziendale, una contrazione dei vigneti, ma non della qualità del Candia che ha continuato a tenere testa nelle più grandi manifestazioni enologiche italiane. Grazie ad amici come Luca Fusani abbiamo operato un restyling aziendale, con la produzione biodinamica naturale al 100 per cento e con 120mila bottiglie che portano il nome delle colline apuane in tutte le più blasonate tavole del mondo. All’inizio eravamo soli , adesso sono una ventina le aziende che all’ombra delle Apuane producono vino di qualità che sta attirando l’attenzione di enologi e intenditori. Tante sono state rilevate dalle nuove generazioni di quelli che una volta erano contadini, altre sono state aperte dai giovani che si sono appassionati nella produzione del vino, soprattutto del vino naturale, un settore che eccelle nel made in Italy insieme a molti altri prodotti. Adesso con me lavora mio figlio che ha lasciato la facoltà di Medicina per dedicarsi ai vigneti. Una scelta che va di pari passo con le scelte di una famiglia che da decenni si dedica a rendere importanti queste colline e i loro vigneti".