Vince in Cassazione, ma resta demansionato

Un dipendente del Carrefour di Massa vince una causa fino alla Cassazione per il suo inquadramento, ma resta alle casse nonostante le sentenze a suo favore. Una storia di battaglie legali e cambi di mansioni che continua ancora oggi.

Una storia iniziata nell’ormai lontano 1999, per non essersi realmente conclusa neanche oggi. La vertenza che riguarda un dipendente del Carrefour di Massa è arrivata fino alla Cassazione. Vince la causa, ma resta ma resta alle casse, ovvero non nel suo inquadramento. L’uomo ha iniziato a lavorare per l’azienda francese nel 1999 come operaio addetto al caricamento dei banchi. Nel 2002 arriva un incarico al centro elaborazione dati. Improvvisamente però racconta di essere declassato e relegato al ruolo di addetto alle vendite: un cambio di mansione non motivato da nessuna improvvisa esigenza dell’azienda, che si è limitata a sostituire il suo tecnico con una nuova persona.

Da qui l’inizio di una battaglia legale che comincia con una vertenza e si conclude con un accordo che prevede la rinuncia del risarcimento da parte del lavoratore in cambio del reintegro dello stesso alle sue mansioni precedenti e un adeguamento al livello di inquadramento. Questo reintegro, come racconta, dura però meno di un anno. In seguito viene spostato di nuovo e impiegato come assistente post vendite, un incarico diverso da quello iniziale, ma comunque appagante per lui.

La vicenda non è finita: a partire dal 2013 l’incarico del dipendente cambia ancora e diventa quello di addetto scanning, ha il compito di sparare i frontalini dei prezzi mancanti sui prodotti e cercarli in magazzino. Nuova vertenza che si conclude, senza troppe difficoltà, con un risarcimento che costringe l’azienda a garantire al lavoratore un ruolo da terzo livello che verrà inevitabilmente riconosciuto ma convertito in addetto alla macelleria. è un posto di lavoro da terzo livello, che però non corrisponde affatto alle ambizioni dell’uomo, che viene oltretutto inviato a Vicenza per svolgere un corso di formazione, obbligatorio e della durata di tre mesi.

Questo corso però non lo frequenterà mai perché incompatibile con un suo documentato problema di salute che non gli consente di lavorare in ambienti microclimatici. L’azienda lo dirotta allora su un incarico di tutto rispetto, ma di quarto livello: il cassiere. A questo segue il ricorso in appello da parte dell’azienda (dove viene confermata la sentenza di primo grado) e la causa prosegue con l’appoggio di Cgil fino ad arrivare alla Cassazione in cui il lavoratore vince nuovamente confermando i giudizi precedenti. Nonostante questo, ad oggi, l’uomo lavora ancora alle casse.