
Felice Maffei insieme alla moglie Senait durante il rito etiope
Groppo San Pietro (Comano), 27 agosto 2017 - IRAN, Qatar, Thailandia, Libia, Algeria. E ritorno. Felice Maffei, originario di Crespiano di Comano, ha lavorato in tutto il mondo, ma poi ha deciso di tornare, con la sua famiglia e di sistemare l’antico borgo dove lui ha trascorso la sua infanzia. Del paese non è rimasto molto, solo i ruderi, le rovine di un’antica torre, un castello risalente al dodicesimo secolo. Lui le ha comprate, per cercare di mantenerle intatte e di conservarle per il futuro. Da quando è tornato in Italia, il paese ha ripreso a vivere. Ha sistemato la fontana all’ingresso del paese, che era in pessime condizioni, la strada di accesso che era franata e anche il piccolo e suggestivo oratorio. Una sfida lanciata dopo una vita spesa all’estero nel progettare impianti d’irrigazione e centrali idroelettriche. «Mi sono diplomato geometra nel 1961 – racconta facendo un tuffo nel passato – ho risposto a un’inserzione sul giornale e terminato il colloquio ero già assunto, pronto per partire alla volta dell’Iran, dove ho trascorso ben 12 anni. E poi ancora Irak, Quatar, Timor Est, Thailandia, Serbia, Costa d’Avorio, Nigeria, Sudafrica, Algeria. Dopo 52 anni di lavoro sono tornato alle origini, nella mia Lunigiana, che è un territorio unico. A Groppo San Pietro viveva mio nonno e il posto è sempre rimasto nel mio cuore». Nell’attuale borgo di Groppo San Pietro Maffei, dopo aver acquistato un vecchio compendio rurale dissestato, ha realizzato una grande abitazione in pietra dove vive con la moglie, una reggia che si protende come un balcone su tutta la valle del Taverone, con la vista che spazia dalle cime dell’Appennino poste alle spalle fino alle alture, all’orizzonte, che delimitano il Golfo dei Poeti della Spezia.
«Ho iniziato un restauro conservativo del borgo – spiega – per evitarne il degrado. Tre anni fa, anche col contributo dei Beni Sociali, ho ristrutturato l’antica fontana del paese, poi è stata la volta dell’Oratorio, dove ogni anno celebriamo la festa di San Pietro. Quest’anno in particolare la santa Messa è stata celebrata dal cardinale Francesco Coccopalmerio, che ha anche benedetto la croce in pietra di Pognana che ho acquistato e fatto erigere di fronte la chiesetta. Quello è stato davvero un giorno di festa, come avveniva un tempo».
CERTO, molte cose andrebbero ancora fatte. «A Comano ci sono buone potenzialità per attrarre turisti - spiega - sarebbe necessario potenziare la fiera dei cavalli, riaprire i vecchi sentieri, realizzare microcentrali elettriche, sistemare i bellissimi borghi”. Adesso però lui vuole pensare alla famiglia: a Groppo San Pietro vive con la moglie eritrea Senait e la loro bimba, Vivienne, nata un mese fa. «Tre anni fa, all’età di 73 anni mi sono sposato - dice -, con una donna di 35 anni più giovane. Abbiamo celebrato due matrimoni, uno religioso nella pieve di Crespiano e uno secondo il rito cristiano-copto di mia moglie, con costumi, bevande e cibi tipici di quel lontano Paese. Io avevo sulla testa una criniera di leone, alla sinistra uno scudo in pelle d’ippopotamo, nell’altra mano una lancia. L’ultima nascita in paese è avvenuta oltre mezzo secolo fa.
Sono tornato io, con il mio matrimonio a 73 anni e la nascita della bimba a 76, a scuotere un po’ l’ambiente. Fra i miei progetti c’è anche quello di risistemare la torre, su nel colle, simbolo di riscatto della borgata, del nostro piccolo regno».
Roberto Oligeri
Monica Leoncini