REDAZIONE MASSA CARRARA

"Una terra con grandi potenzialità Ma non ci sono menti per esaltarle"

Il giudice Lama va in pensione. Dalle indagini per droga ai fatti di cronaca nera irrisolti, passando per il lavoro

di Alfredo Marchetti

Migliaia di sentenze di assoluzione e condanna, letti chilometri di fascicoli, ascoltate innumerevoli storie. Dai casi di cronaca nera rimasti senza un colpevole alle sentenze sull’amianto, passando per le indagini quando era ancora un giovane pubblico ministero alla collaborazione con l’Fbi degli Stati Uniti per una maxi operazione di droga. Il giudice Augusto Lama (nella foto) è la memoria della Dea bendata di questa provincia. Originario di Roma, sposato con due figlie, da settembre è ufficialmente in pensione, ma ha continuato a ’battere il martello’ fino a ieri. "I casi che avevo sul tavolo andavano conclusi" racconta. Da ora in poi ci sarà più spazio per la vita privata, i sogni, le aspirazioni, comunque restando ancora nel mondo della giustizia, con un ruolo nell’ambito tributario.

Possiamo dire di essere ai saluti finali?

"Per il ruolo che ricoprivo prima sì. Ci tenevo a dare un saluto alla città e alla provincia tutta. Ai colleghi e al personale del tribunale, in particolare a Fabrizio Tommassini della cancelleria: abbiamo avuto un rapporto professionale ottimo. Com’è andata la mia carriera? Sono convinto di aver dato tutto quello che potevo dare, sia nella vecchia che in gioventù, quando ero un pm. Poi sono diventato giudice penale e successivamente del lavoro. Entrai nel maggio del 1980 come pubblico ministero, fecì l’apprendistato a Roma, poi vennì trasferito a Massa fino al 1994. Successivamente andai per 12 anni in Versilia, tra Lucca e Viareggio, come sostituto procuratore, poi sono tornato nella nostra provincia come giudice penale. Ultimamente sono stato anche presidente del secondo collegio dal 2017. Devo dire, sono favorevole ai cambi di casacca. Io credo molto che in magistratura si debba fare prima il giudice e successivamente il pubblico ministero per comprendere meglio come si muove la macchina della giustizia"

C’è un’indagine o una sentenza che le è rimasta più impresse?

"Ricordo le indagini dei cosiddetti covi di Montignoso del 1985: un traffico internazionale di stupefacenti. Inviavano droga dal Pakistan in Inghilterra e Usa. Ricordo che lavorammo con l’Fbi e la finanza inglese e ottenemmo grosse condanne. Ci furono poi le indagini sul terrorismo palestinese: dal Libano mandarono armi a Bari per attività terroristiche. Ricostruimmo la storia attraverso i servizi segreti. A livello provinciale c’è la cosiddetta ’nave dei veleni’, oppure l’omicidio Dazzi, infine le indagini dei Corleonesi alle cave. Le sentenze più importanti? Credo siano quelle legate al mondo del lavoro e l’amianto"

É massese di adozione: cosa ne pensa della nostra città?

"È una terra meravigliosa dove però mancano le teste giuste per volrla indirizzare nella direzione giusta. Ci sono potenzialità enormi, sia paesaggistiche e non. Amo questa città, vorrei concludere la mia vita qui, ma sono certo che questa zona andrebbe sfruttata meglio"

Che progetti ha per l’immediato futuro?

"Le confesso, ho un sogno: lavorare per la pace in Ucraina. Se fossi negoziatore attuerei questi tre stadi: far rinunciare all’Ucraina ad entrare nella Nato, favorire ingresso di questa nazione nell’Unione europea, cercare soluzioni per le terre del Dombass, con un referendum sotto il controllo dell’Onu"

E un ritorno alla politica?

"No, ci provai nel 2003 alle elezioni di Massa, con Forza Italia, presi pochi voti, mi resi conto che non era il mio mondo. Mi sono reso conto che prevalgono gli interessi personali e preferisco non ripetere quella esperienza"