REDAZIONE MASSA CARRARA

Una Linea Maginot per impedire ai veleni di continuare a contaminare

Ex Farmoplant, si comincia con un potenziamento dei pozzi dislocati con tre linee di sbarramento per fermare l’inquinamento

Ex Farmoplant, la prima fase di intervento per la bonifica unitaria della falda prevede un potenziamento della barriera idraulica esistente con nuovi pozzi in tre file di sbarramento: una sorta di Linea Maginot per bloccare l’avanzata dei veleni. E’ questa la simulazione di intervento presentata a luglio come prima ipotesi da Sogesid al Ministero dell’Ambiente, alla Regione, alla Provincia e ai Comuni di Massa e Carrara nell’ambito dello studio di "caratterizzazione ambientale e modellazione del flusso di falda e trasporto degli inquinanti nel Sin Sir di Massa Carrara finalizzata alla definizione degli interventi di bonifica". Il documento di circa 350 pagine traccia già un quadro ben chiaro dell’andamento degli inquinanti della falda in cui il Lavello fa da spartiacque fra i veleni soggiacenti le aree di Massa e Carrara. E soprattutto mette nero su bianco ipotesi e modalità di intervento, con particolare attenzione a quelli sulle aree più inquinate: ex Ferroleghe, ex Enichem, ex Italiana Coke ed ex Farmoplant. Partiamo proprio dalle previsioni per quest’ultima, il simbolo della fine della chimica pesante sulla costa apuana. Lì esiste già un intervento di Messa in sicurezza di emergenza, un sistema di pompe attivo (quasi interamente) dalla fine degli anni ’80 e oggi a carico di Edison. Il sistema è costituito da 6 pozzi, paralleli alla linea di costa e perpendicolari alla direzione di flusso della falda, già presenti nell’area e impiegati nel processo industriale, successivamente riconvertiti: serviva all’inizio soprattutto per contenere la contaminazione dai fitofarmaci prodotti nel sito. "Di fatto – scrive Sogesid - non esercitano un ruolo efficace di barrieramento idraulico, piuttosto promuovono l’emungimento della massa inquinante presente nelle acque di falda. Solo recentemente (2018) è stato implementato un impianto di trattamento chimicofisico finalizzato al trattamento delle acque emunte dai pozzi ed al successivo scarico degli emunti nel Lavello". Se il barrieramento non funziona deve essere potenziato. Sogesid propone quindi la costruzione di altri pozzi barriera dislocati ortogonalmente alla direzione di flusso (paralleli più o meno alla linea di costa) con addirittura tre linee di sbarramento: una sorta di mega ‘Linea Maginot’ per impedire un’ulteriore avanzata dei contaminanti verso le aree residenziali. Una prima linea serve a limitare i lotti 2 e 3 dell’ex Farmoplant; una seconda per l’isolamento idraulico del Lotto 7; una terza lungo il perimetro meridionale del Lotto 1, per lo sbarramento delle acque di falda contaminate a protezione dell’area residenziale a valle idrogeologica. Quindi 17 pozzi profondi fino ad un massimo di 25, collocati ove possibile lungo gli assi viari in aree pubbliche, per una lunghezza del sistema di collegamento delle acque emunte pari a circa 1.600 metri per trattare circa 845.000 metri cubi di acque all’anno. I pozzi saranno anche in grado di richiamare acque contaminate leggermente a valle del Sin creando un graduale miglioramento della loro qualità e bloccando al tempo stesso la diffusione dei veleni e accelerando così i tempi di riqualifica della falda almeno superiore: qui il contenimento dei pennacchi di diffusione dei veleni dalla zona contaminata dovrebbe ridursi in circa 24 mesi di attività.

Francesco Scolaro