di Claudio Laudanna
"La nautica può essere un grande volano per la nostra economia, sfruttiamola". Parla con cognizione di causa Paolo Bottari quando indica la strada che, a suo parere, dovrebbe seguire Carrara per rimettersi in piedi. Oltre che essere un imprenditore legato a doppio filo con il nostro litorale, dove gestisce con la sorella Elena il bagno Morgana, Paolo Bottari è uno degli ultimi grandi rappresentanti della scuola velica carrarese. Il suo curriculum non solo è lunghissimo, ma lo colloca tra le stelle di prima grandezza di questo sport a livello nazionale, basti pensare che ha partecipato a ben quattro edizioni della America’s Cup con barche iconiche come il Moro di Venezia, Luna Rossa e Mascalzone Latino. "Ora però è tutto cambiato" spiega Bottari quando gli chiediamo di commentare le regate che in questi giorni si stanno svolgendo in Nuova Zelanda. "E’ come fosse un altro sport rispetto a quando c’ero io – racconta Bottari -. Io ero un prodiere e con queste barche uno come me non serve più, per capirci è un po’ come se nel calcio avessero cancellato il ruolo del portiere. Di sicuro però hanno reso la competizione molto spettacolare, quelle barche sono come delle formula uno e di fatto riescono a volare sull’acqua. Personalmente però sono un po’ nostalgico rispetto a com’era nel passato l’America’s Cup".
Al di là degli aspetti tecnici e delle soddisfazioni personali, però, la vela le ha consentito di girare il mondo e le ha fornito anche strumenti per giudicare pregi e difetti di Carrara. "Se mi guardo indietro non sono così sicuro che il nostro territorio sia andato avanti. La prima barca su cui io ho messo piede è stata la Agnetta che Gianni Agnelli teneva al Club Nautico, sempre lui aveva anche un motoscafo G50 qui a Marina, adesso certi personaggi da noi non ci sono più. In generale però mi sembra che tutto qui avesse un altro fascino: c’erano le discoteche, c’era la Caravella e non dimentichiamoci poi, tanto per fare un esempio, che anche la nazionale di sci veniva qui all’hotel Paradiso a fare il ritiro estivo".
E adesso come si potrebbe rinverdire questo glorioso passato?
"Non dirò nulla di nuovo, ma credo che una soluzione potrebbe essere quella di realizzare finalmente un porto turistico. Ai traffici commerciali basterebbe sicuramente la sola parte di levante dello scalo, a ponente basterebbe poco per trovare lo spazio per migliaia di barche. Uno spazio che potrebbe servire alla nautica e al diporto, grande e piccolo".
Il mare dunque come volano di sviluppo per un territorio che stenta a decollare.
"C’è una frase che una volta lessi in un locale in Spagna: ‘Para seguridad en el mar quedate en el bar’, per stare sicuro in mare resta al bar. E’ un gioco di parole, una battuta, ma racconta a suo modo anche di tutto quello che gira attorno alla barca. Non si parla d’altronde solo di ormeggi, con un porto turistico si svilupperebbe un grosso indotto che comprenderebbe sicuramente anche alberghi, ristoranti, bar e chi più ne ha più ne metta. Attorno alle barche girano tanti soldi, facciamo in modo che chi li ha li possa spendere anche qui a Carrara e li possa lasciare sul nostro territorio".