
di Andrea Luparia
E’ finito alle 20 con una “stangata“ il processo a Pier Luigi Bessi, il dirigente del Comune accusato di aver favorito l’impresa chiamata, tra il 2015 e il 2016, a realizzare gli uffici informazione per i turisti. Un lavoro finanziato anche con i soldi della Regione (parte civile). Bessi ha ascoltato il giudice Ermanno De Mattia, nella veste di presidente del collegio giudicante, leggere la sentenza che lo condanna 3 anni e 4 mesi di carcere e condanna a 3 anni e 2 mesi Giovanni Pinelli, l’imprenditore coinvolto nella vicenda. Non basta. Il giudice ha condannato l’uno e l’altro a risarcire con 130mila euro il Comune. Il risarcimento nei confronti della Regione sarà stabilito in altra sede (civile o erariale, come chiesto dalla parte civile) ma è previsto il pagamento immediato di 20mila euro.
Infine i due sono stati condannati anche a pagare le spese legali, quantificate per il Comune in 3.400 euro e per la Regione in 3mila euro. E’ stato poi stabilito per entrambi il divieto di ulteriori rapporti con la Pubblica amministrazione. Particolare importante: Bessi non è stato condannato per corruzioneconcussione: lo stesso Pubblico ministero aveva chiesto la sua assoluzione. La Pm Giulia Giancola ha elencato, una dopo l’altra, le prove relative ad altri tre reati: truffa alla Regione, omessa attuazione delle penali contrattuali, omessa rescissione del contratto e falso in atto pubblico. La Pm ha elencato con calma e sicurezza sia i motivi della richiesta di assoluzione per corruzioneconcussione (non c’è alcuna prova concreta) sia i motivi per cui chiedeva la condanna a 3 anni e 6 mesi per Bessi e a 3 anni e 3 mesi per Pinelli. Le tesi della Pm hanno ricevuto l’appoggio sia del legale del Comune (l’avvocato Scarano) che di quella della Regione (l’avvocato Gentini). E Scarano ha anche ironizzato sui tempi dei lavori: "Dopo un singolo evento meteo la ditta si è presa 104 giorni per riaprire il cantiere. Era un cantiere a manovella... Eppure non c’erano grosse difficoltà di costruzione". L’avvocato della Regione ha invece annunciato che se i due erano riconosciuti colpevoli (com’è avvenuto), in sede civile avrebbe chiesto anche i danni all’immagine.
"Faremo appello – ha dichiarato l’ex dirigente –. La sentenza non tiene di conto l’opera sul computo metrico che doveva costare 400mila euro ed è stata approvata da Sviluppo toscana e Artea, successivamente evidenziata dalla Procura, che ha avuto quindi un controllo audit della Regione che non ha rilevò niente. La prima ditta vinse per 305mila euro, poi saltò. L’amministrazione disse di rifare la gara, la vinse una ditta locale ed eseguì i lavori, già in parte realizzati dalla prima ditta non contabilizzati alla seconda. Quest’ultima fece un ribasso minimo, con computo metrico ribassato nel 25 per cento prima della seconda gara. Fece i lavori e finì. L’amministrazione comunale pagò 238mila euro, alla quale vanno detratti la polizza fidejussoria della prima ditta di 52mila euro. L’amministraizone ha pagato 185mila euro".