Storie di tutti da non dimenticare Lo sterminio di San Terenzo Monti ’Un autunno d’agosto’ a Fosdinovo

Il 2 giugno al Museo della Resistenza sarà presentato il libro della direttrice Agnese Pini sulle stragi nazifasciste

Storie di tutti da non dimenticare  Lo sterminio di San Terenzo Monti  ’Un autunno d’agosto’ a Fosdinovo

Storie di tutti da non dimenticare Lo sterminio di San Terenzo Monti ’Un autunno d’agosto’ a Fosdinovo

Sarà presente Agnese Pini per la presentazione del suo libro ’Un autunno d’agosto’ (Chiarelettere) che sta ottenendo un grande successo in tutta Italia. Al Salone del Libro di Torino, l’ampio spazio dove il giornalista Enrico Mentana ha presentato l’opera non è riuscito a contenere tutte le persone giunte per la ’prima’ di questo libro che racconta dello sterminio dei civili di un’intera borgata del fivizzanese, nell’estate del 1944, ad opera delle truppe nazifasciste. Un successo di critica e di vendite incredibile quello finora ottenuto, a un mese dalla sua comparsa sul mercato di ’Un autunno d’agosto’ che il prossimo 2 giugno, Festa della Repubblica, approderà alle 18 al Museo Multimediale della Resistenza delle Prade, a pochi chilometri da Fosdinovo. A presentarlo sarà Paolo Bissoli, presidente dell’Istituto storico della Resistenza apuana che, sugli specifici e scottanti argomenti di cui il libro tratta, porrà appropriate domande sia all’autrice direttrice de La Nazione, il Resto del Carlino e Quotidiano Nazionale, che a Roberto Oligeri, delegato alla Memoria del Comune di Fivizzano e nostro collaboratore, territorio sul quale si è consumata la tragedia (159 vittime) di cui l’opera racconta i particolari e dove sono stati uccisi anche familiari della direttrice stessa.

Attraverso la storia della sua famiglia, con una scrittura intensa, viva e piena di grazia, una galleria di personaggi che diventano romanzeschi per la forza e l’umanità della narrazione, "Una storia così – dice l’autrice – lascia un segno indelebile nelle famiglie che l’hanno subita, e appartiene a tutti i sopravvissuti e ai figli dei sopravvissuti. È una storia di umanità e di amore perché, soprattutto nei momenti in cui vita e morte sono così vicine, l’umanità e l’amore escono più forti che mai. L’ho sentita raccontare fin da quando ero piccola: la raccontavano mia nonna, mia madre, mia zia, ma per molto tempo ho pensato che fosse un capitolo ormai chiuso della storia d’Italia e della mia storia personale. Grazie anche al lavoro che faccio, ho capito invece che quel capitolo era tutt’altro che chiuso, che lì si nascondono gli istinti più inconfessabili di ciò che possiamo ancora essere. L’ho capito perché nel nostro paese c’è un periodo, il ventennio fascista, che ancora non riusciamo a guardare con una memoria davvero condivisa. La storia raccontata in questo libro può diventare allora un’occasione per tornare a ciò che siamo stati con una consapevolezza nuova. Del resto la resistenza civile di un paese si può tenere viva solo restituendo verità e dignità al destino degli ultimi. Questo è un libro sugli ultimi ed è a loro che è dedicato, perché su di loro si è costruita l’ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente, dunque anche del mio".