Villafranca (Massa-Carrara), 9 settembre 2024 – Erano già state condannate per stalking nei confronti di una vicina di casa. Nei giorni scorsi sono state raggiunte da nuova sentenza di condanna per lo stesso reato: due anni di reclusione e un risarcimento di 20mila euro nei confronti di un’altra condomina, è la pena inflitta con sentenza di primo grado.
Madre e figlia, rispettivamente di oltre cinquanta e ottant’anni, originarie del modenese e residenti da anni a Villafranca, sono state condannate per stalking nei confronti di altrettante due loro vicine di casa. “Siamo rimasti molto soddisfatti, perché si tratta di persone che non sono state più libere di vivere serenamente in casa propria. È stato un processo molto lungo in cui abbiamo dovuto sentire tanti testimoni” riferisce l’avvocato delle persone offese, Giulia Menoni. Dapprima le imputate hanno preso di mira la loro dirimpettaia nel complesso residenziale vicino alle piscine. “Tutto ha avuto inizio nel 2017 - spiega l’avvocato Menoni - quando le due condannate ricevettero l’invito della mia prima assistita a non portare il loro gatto nel suo giardino a fare i bisogni”. Ingiurie, scritte e disegni infamanti su cartelli esposti fuori dalle abitazioni, epiteti gridati, condotte moleste reiterate nel tempo tanto da cagionare un perdurante stato di ansia e da costringere le due vittime ad alterare le abitudini di vita.
Nemmeno la condanna inflitta lo scorso anno è valsa a frenare gli agiti delle imputate: una seconda condomina, abitante nella villetta adiacente alla loro, è stata presa di mira a partire dall’anno successivo per aver prestato testimonianza nel primo processo. “Questa seconda mia assistita - prosegue la Menoni - ha dovuto installare un impianto di insonorizzazione perché di giorno si sentiva spiata tanto che veniva raggiunta dalle ingiurie appena usciva di casa, mentre di notte era continuamente disturbata dalla televisione ad alto volume”. In attesa di riuscire a vendere casa, le vittime si sono dovute attrezzare: le due villette sono barricate con tende ovunque, in certi punti anche fisse, e rete ombreggiante lungo tutto il perimetro di recinzione dei rispettivi giardini. Ripetuti gli interventi delle forze dell’ordine: al loro arrivo, puntualmente le imputate interrompevano le loro azioni, ma le numerose denunce sono state usate nel processo. Gli stessi carabinieri sono stati chiamati a testimoniare.
“Le molestie nel tempo sono anche mutate e a un certo punto - spiega Menoni - sono intervenute nuove condotte che sono sfociate sui social, dove sono stati addirittura prodotti stralci degli atti processuali”. Entrambe le vittime sono dovute ricorrere a cure psicologiche: le loro terapeute sono state sentite nel corso del processo insieme agli altri condomini e alle forze dell’ordine”.