CLAUDIO MASSEGLIA
Cronaca

"Registra" il dialogo col capo. Supermercato licenzia sindacalista

Il "benservito" nel giorno del compleanno. E’ battaglia legale

Jonathan Milani contesta il licenziamento

Massa, 14 aprile 2016 - Licenziato in tronco il giorno del suo compleanno per colpa di... un registratore. Un «regalo» amaro trovato lo scorso 13 ottobre nella cassetta delle lettere da un (ormai ex) dipendente di Esselunga, messo alla porta proprio mentre festeggiava davanti alla torta con moglie e figli.

«La cosa difficile è stato dire del licenziamento ai bimbi» racconta Jonathan Milani, 43 anni residente a Ripa di Versilia, per oltre 20 anni dipendente nel reparto gastronomia dell’Esselunga sul viale Roma. Da quale giorno ha vita ad una battaglia legale con l’azienda, in corso davanti al giudice del lavoro Augusto Lama: ieri la terza udienza è stata rinviata al 22 giugno, quando Milani e il suo avvocato Claudio Lalli torneranno alla carica per contestare le motivazioni del licenziamento.

Vicenda delicata, preceduta a quanto pare da tensioni fra lo stesso Milani (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) e alcuni suoi superiori, con sullo sfondo la volontà dei sindacati di fare piena luce su mansioni e carichi di lavoro del personale addetto ad alcuni reparti del supermercato. In particilare alcuni casi di malattie professionali fra cassiere e addetti alla macellerie, aspetti sui quali deve ancora essere fatta piena chiarezza. Licenziamento come detto motivato a quanto sembra dal registratore nascosto da Milani durante un colloquio con un capo reparto, che però aveva notato l’apparecchio nella tasca del dipendente. Era così partita l’azione disciplinare nei confronti del sindacalista, accusato di aver violato una direttiva aziendale. Lo stesso Milani aveva denunciato il capo reparto perché, nel tentativo di togliergli il registratore dalla tasca del giubbotto, gli avrebbe causato una piccola ferita.

Gà in passato si erano verificati dei momenti di tensione con altri superiori poi denunciati da Milani per qualche «parola grossa»: querelle poi chiusa con un accordo economico. Da lì la decisione di registrare il successivo colloquio col caporeparto. A difesa di Milani un ex dipendente di Trenitalia (a sua volta licenziato) nei giorni scorsi aveva scritto al presidente della Regione Enrico Rossi chiedendo sostegno «per un lavoratore preparato e serio, impegnato come delegato alla sicurezza».