REDAZIONE MASSA CARRARA

"Siamo finanzieri, le diamo dei documenti" 40 anni fa il rapimento di Giuseppe Taliercio

Il 20 maggio 1981 i terroristi delle Br fecero irruzione nella casa dell’ingegnere del Petrolchimico ucciso poi dopo 46 giorni di prigionia

"Ci scusi, siamo finanzieri, dovremmo farle vedere un documento": il direttore del Petrolchimico Giuseppe Taliercio ha fatto accomodare i quattro nel suo studio ma appena entrati nella stanza gli sconosciuti hanno estratto le pistole dichiarando il loro reale obiettivo. "Siamo delle brigate rosse - avrebbe detto il più anziano dei quattro - state calmi se volete evitare guai". E’ iniziato così, 40 anni fa, il 20 maggio 1981, il calvario dell’ingegnere carrarese trucidato poi dai brigatisti che fecero ritrovare il cadavere in un’auto davanti allo stabilimento di Porto Marghera dopo 46 giorni di prigionia, il 5 luglio. Medaglia d’oro al valor civile, Taliercio che gli amici più cari di Marina chiamavano Pino, fu ucciso da Antonio Savasta, capo delle Br venete, che confessò di essere l’esecutore materiale del delitto prima di pentirsi così da evitare l’ergastolo e subire una condanna mite, di soli 10 anni. Savasta venne arrestato durante il blitz per la liberazione del generale americano Dozier. Il commando che sequestrò Taliercio allora rimase per quasi tre quarti d’ora a rovistare fra i documenti che l’ingegnere custodiva nel suo studio, poi, sempre senza dare alcun segno di nervosismo, si allontanarono con l’ostaggio. L’ex brigatista Antonio Savasta, in libertà dal 1992, era andato a vivere a Venezia lavorando come informatico in un’ azienda di computer. A fare la scoperta sarebbero stati alcuni investigatori che negli anni ottanta indagarono sulla colonna veneta delle Brigate rosse - di cui Savasta era il capo - i cui aderenti si macchiarono di numerosi omicidi, tra i quali, appunto, quello del direttore del Petrolchimico di Marghera. Arrestato nel 1982, l’ ex brigatista si pentì subito e fu poi condannato per una lunga serie di crimini e per la vicenda del sequestro del generale Dozier. Ha riacquistato la libertà dopo appena dieci anni di carcere. Nel 1987 tornò in libertà anche il brigatista ‘’pentito’’ Gianni Francescutti, ex ideologo della colonna veneta delle brigate rosse, che ricoprì un ruolo di primo piano nel sequestro dell’ingegnere carrarese. Taliercio era nato a Carrara l’11 agosto 1927, si sposò con Gabriella, scomparsa tre anni fa, ee ebbe cinque figli. Dopo la laurea in elettrotecnica, nel 1952, all’Università di Pisa entrò nel gruppo Montedison, nel 1954, la società lo invitò a frequentare un corso alla Edison a Milano e nel 1968 venne trasferito a Porto Marghera come direttore di stabilimento. I funerali del martire delle Br si svolsero alla chiesa della Sacra Famiglia di Marina il 10 luglio 1981 alla presenza del capo dello Stato Sandro Pertini.

Guido Baccicalupi