VITTORIA ROSSANA BERTELLONI
Cronaca

Il secolo della maestra Liana Carosi: "Una vita per i bambini e la scuola"

Oggi la festa circondata dall’affetto dei nipoti. Dal primo incarico a Vinca alle esperienze a Nuoro e a Cascia. Ha combattuto il fenomeno della dispersione e dagli anni ’70 ha insegnato a Ceserano e a Massa.

Liana Carosi, 100 anni oggi

Liana Carosi, 100 anni oggi

Un sorriso ancora smagliante che racconta tante emozioni, quello della maestra Liana Carosi, che oggi compie un secolo di vita. Occhi intelligenti, vivaci, che raccontano un passato di tanti ricordi. I documenti sanciscono la fatidica data, 8 giugno 1925, ma lei ha ancora lo sguardo di molti anni fa, con la stessa identica luce. Non è molto diversa dalla donna di una volta se non fosse per quei fili argentati che ne avvolgono il volto. A un primo sguardo non sembrerebbe neppure avere 100 anni.

Nella sua adolescenza e giovinezza ha attraversato il periodo fascista, ha visto scomparire la fiorente comunità ebraica della nostra città in conseguenza delle leggi razziali, ed è riuscita a diplomarsi come maestra alla fine della seconda guerra mondiale. Nel suo primo incarico professionale ha cercato di portare un pizzico di sollievo ai bambini della comunità di Vinca, profondamente feriti dalla strage nazifascista. "Quell’esperienza – racconta il nipote – la segnò, anche fisicamente, ne uscì dimagrita e stremata". Cominciò a insegnare nella scuola delle suore infermiere, in classi immense, che a volte contavano più di 50 bambini, armata solo di competenza, pazienza, gessetti e lavagna.

"Poi venne il momento del concorso nello Stato – spiega l’amato nipote –. I posti di ruolo nella nostra provincia erano pochissimi e quindi, con lo spirito avventuroso che la caratterizzava, si presentò in Umbria e in Sardegna, perché lì c’era più richiesta".

I ricordi sono molti intrisi di emozioni ancora vivide nella memoria della maestra. Ricorda ancora il viaggio da Civitavecchia al Golfo Aranci, in un vecchio traghetto, col mare grosso, in compagnia, tra gli altri, di un gruppo di ergastolani, legati con un’unica catena, che si muovevano insieme. "Era l’epoca del banditismo, il pullman per Nuoro era accompagnato da una scorta di ben due camionette dei carabinieri", ha raccontato. Di Nuoro ricorda la diffidenza atavica, mitigata da una sorprendente vivacità culturale. Avendo vinto sia lì che a Perugia, scelse poi di andare in Umbria e fu assegnata in mezzo alle montagne, nei pressi di Cascia, in un villaggio di pastori. Per raggiungerlo dovette salire sul dorso di un asino. Restò lì per 14 anni, tornando a casa solo per le vacanze. Quando arrivava non mancavano mai i regali per i nipoti, con i quali aveva una grande intesa. Liana non si è mai sposata e non ha avuto figli, ma ha sempre amato i bambini.

Negli anni ’70 fu richiamata qui per fare servizio in un patronato che combatteva la dispersione scolastica. Comprò una fiammante mini minor, imparò a guidare, e comincio a girare per città e villaggi cercando le famiglie che illegalmente trattenevano i bambini a casa per fargli fare dei lavoretti invece di mandarli alla scuola dell’obbligo. Voleva insegnare e approdò in Lunigiana, a Ceserano, per poi tornare a Massa, prima alla scuola di Romagnano e poi a quella della stazione. Ha insegnato a numerose generazioni di bambini, lasciando un ricordo indelebile. Molti la ricordano anche per il catechismo alla parrocchia della Madonna Pellegrina e a quella del Monte a Massa. Poi è giunta la pensione. Ha sempre letto il giornale. Ora ha qualche problema di mobilità ma si diverte ancora a fare le parole crociate della Settimana enigmistica. Ed è bravissima.

Vittoria Bertelloni