REDAZIONE MASSA CARRARA

Sguardi tridimensionali in vetta "Modellini di ’Montagne filanti’ per la sicurezza degli scalatori"

Pontremoli, la start up di Mattia Filippi si occupa di creare plastici in 3D per simulare le ascese "Si ottiene una percezione maggiore del paesaggio: l’ideale per fare pannelli espositivi e totem".

Riconoscere le vie di un’arrampicata in montagna rivivendo l’ascesa di una vetta con la sicurezza di evitare sul cammino mortali strapiombi ora è possibile grazie ai modelli fisici stampati in 3D. C’è una startup a Pontremoli che si chiama “Montagne Filanti“ perché la stampa che produce le montagne è un filamento plastico sciolto all’interno del modello, ed è specializzata nella produzione di bassorilievi in grado di consentire un approccio amico alla montagna sfruttando dati open source e tecnologie digitali. Il focus del prodotto è l’alta qualità del plastico che può addirittura essere personalizzato. Il titolare è Mattia Filippi, laureato in Agraria, ma appassionato escursionista alpino e della stampa in 3D. Recentemente ha portato assieme ad altri 17 amici sul Monte Rosa un modello della vetta, che ora è esposto alla Capanna Gnifetti a 3.647 metri di altitudine.

"Ho iniziato prima della pandemia con due modelli, uno dell’Appenninio tosco emiliano con sentieristica Cai e un altro delle Apuane - racconta - I plastici sono stati esposti poi a Sarzana e Parma in negozi specializzati. La mia passione per i software GIS, programmi, che creano e visualizzano dati geografici su mappe digitali, è proseguita. Hanno vaste applicazioni tra cui quella del 3D e la progettazione delle vette mi è piaciuta subito, così con mia sorella Chiara abbiamo deciso di creare una startup". Il sistema informativo geografico non permette solo di visualizzare dati spaziali su una mappa ma di interrogarli, fornendo risultati in diversi formati grafici tra cui anche il modello ad alta definizione in stampa 3D in modo da consentirne una più facile interpretazione. "E’ un intreccio di dati che, attraverso un’interpolazione, arrivano a comporre un modello - prosegue - C’è una selezione attenta delle variabili che vanno uniformate perché le fonti pubbliche usano spesso criteri differenti che vanno rielaborati. Comunque è necessaria sempre una conoscenza diretta della montagna perché i dati disponibili non sono perfetti. E’ un prodotto molto bello da vedere perché offre la possibilità di visualizzare dettagli ambientali significativi come i sentieri e le differenze di quota della montagna. Insomma un’opera molto verosimile". Mattia lavora quasi sempre di notte. "Una peculiarità dei nostri modelli è che riportano le vie, un dettaglio in più che non viene prelevato dai dati pubblici, ma dalle indicazioni degli alpinisti stessi. Se un escursionista fa l’attraversata del Monte Rosa e ci manda la traccia del suo Gps, noi possiamo riportarla fedelmente nel modello che rappresenterà la memoria dell’escursione personalizzata". Mattia sottolinea che l’input della startup è stato ispirato dalla passione interpretativa del paesaggio, non certo per ragioni economiche. "Eravamo consapevoli mia sorella ed io che non saremmo stati in grado di gestire adeguatamente tutti i vari passaggi produttivi. La stampa di un modello richiede diverse ore, per produrre quello del Monte Rosa ci sono voluti due giorni - aggiunge - A noi interessava che la gente guardando queste opere potesse interpretare sia la cartografia, che l’orientamento. Il modello in 3D a 360 gradi offre una percezione maggiore del paesaggio e sarebbe utile per realizzare pannelli espositivi, per i totem all’interno di un parco alpino, che possono dare informazioni". Quali sono le altre vette che avete ricostruito con la stampante in 3D ?" Il nostro cavallo di battaglia è il Cervino, battezzato da una guida valdostana famosa come Hervé Barmasse. Oltre al Monte Rosa abbiamo fatto Gran Paradiso, Monviso e ci stiamo occupando del Monte Bianco".

Natalino Benacci