REDAZIONE MASSA CARRARA

Sermattei, il Tar nega maxi risarcimento

Bocciata la richiesta della società per i danni provocati dal Comune che aveva rilasciato un’autorizzazione ridotta per l’escavazione

Nessun risarcimento per la ditta Sermattei Srl: i giudici del Tar di Firenze hanno respinto la richiesta danni che la società aveva avanzato contro il Comune di Massa per oltre 630mila euro per non aver avuto ‘garanzie’ temporali sull’escavazione nella cava Padulello Biagi. La vicenda risale agli anni dal 2012 al 2016. L’azienda era titolare di un piano di coltivazione presentato nel 2010 da effettuare in due fasi, ognuna di 5 anni, e il Parco delle Alpi Apuane aveva rilasciato pronuncia di compatibilità ambientale con validità quinquennale. Il Comune, però, a ottobre 2012 aveva dato un’autorizzazione di soli due anni. Provvedimento che la Sermattei Srl aveva impugnato al Tar, presentando nel frattempo una variante al piano di coltivazione a fine 2012 ancora approvata dal Comune ma con autorizzazione poco più che annuale, determinando ulteriori motivi di ricorso. Sul punto l’azienda aveva ottenuto giustizia: i giudici amministrativi avevano accolto il ricorso il 16 giugno 2015 disponendo l’annullamento della limitazione temporale. Sentenza divenuta definitiva il 13 gennaio 2016.

La vittoria non era bastata all’impresa che aveva presentato anche richiesta di risarcimento per i danni dovuti alle autorizzazioni a breve scadenza che ne avrebbero "illegittimamente limitato l’attività estrattiva impedendole di eseguire il progetto di coltivazione lavorando a pieno regime nel periodo compreso tra il 25 ottobre 2013 e il 10 maggio 2016, come invece avrebbe fatto senza la suddetta limitazione temporale. Tanto avrebbe determinato, come da relazione tecnica di parte, la fruizione di minori ricavi per euro 637.777 euro". Soldi di cui chiedeva il ristoro per equivalente, oltre a rivalutazione monetaria e interessi, dal giorno di adozione del provvedimento illegittimo fino al saldo.

Ma alla verifica al Tar la causa non ha retto e i giudici hanno accolto la difesa del Comune. Il grafico delle attività estrattive tra gli anni 2007 e 2021 infatti avrebbe smentito le dichiarazioni della società. Insomma, alla fine è emerso che il calo della produzione si è verificato fra 2012 e 2013, con un danno da blocco dell’attività estrattiva di 313.032,75 euro ma quegli anni erano estranei al primo ricorso presentato dalla società, che andava da ottobre 2013 a maggio 2016. Un "mutamento sostanziale della domanda" che non può essere accolto dai giudici.

Sugli anni oggetto della causa l’azienda avrebbe basato poi la sua pretesa sull’incertezza generata dai provvedimenti comunali che avrebbero "impedito di sfruttare a pieno regime le potenzialità della cava estraendo meno materiale di quanto sarebbe stato possibile, e vedendo così ridotti i propri ricavi e i propri utili". Ma i giudici rilevano che "il grafico delle attività estrattive tra gli anni 2007 e 2021 prodotto dalla difesa comunale mostra piuttosto che la produzione, dopo un incremento nell’anno 2015 fino a circa metà dell’anno 2016, ha poi avuto un forte decremento durato fino all’anno 2018, e si tratta del periodo in cui la ricorrente aveva conseguito certezza della sua situazione giuridica". Motivi principali che hanno portato a bocciare il ricorso.

FraSco