ROBERTO OLIGERI
Cronaca

Sepolti ad Aulla i segreti della morte di Mattei

La fine misteriosa dei piloti lunigianesi Marino e Irnerio Loretti, padre e figlio, sarebbe collegata a quella del presidente di Eni e del giornalista De Mauro.

di Roberto Oligeri

Sepolti in Lunigiana i segreti dell’attentato in cui perse la vita Enrico Mattei. Una storia ancora oscura che lega l’ex presidente dell’Eni, il giornalista Mauro De Mauro e due piloti, padre e figlio, Marino e Irnerio Loretti, anche loro deceduti in un incidente aereo avvenuto 7 anni dopo quello in cui morì Mattei, e sepolti a Bigliolo di Aulla. Ma cerchiamo di ricostruire questa complessa storia.

Il 14 agosto 1969, vicino a Roma, precipita al suolo il “De Havilland 104” guidato dai piloti Marino Loretti, 52 anni, e il figlio Irnerio, di 24. L’incidente avvenne a Sassone Acquacetosa. Le indagini dell’allora Pretura di Albano Laziale, in base alle risultanze del perito incaricato, sentenziarono che l’incidente era da attribuirsi all’esaurimento del carburante che aveva “piantato”, bloccato i due motori dell’aereo che inevitabilmente si sfracellò al suolo. Da quel momento sulla vicenda iniziò a calare una coltre di silenzio. Un silenzio che s’interruppe 25 anni dopo nel settembre del 1994 quando l’autorità giudiziaria, investigando nel contesto della misteriosa scomparsa del giornalista palermitano Mauro De Mauro, avvenuta il 16 settembre del 1970, autorizza la riapertura delle indagini sulla morte di Enrico Mattei, già parlamentare e presidente dell’Eni, avvenuta il 27 ottobre 1962 mentre rientrava dalla Sicilia a bordo di un “Morane Saulnier 760” precipitato nella campagna di Bascapè (Pavia), alla cui guida si trovava il pilota Irnerio Bertuzzi, anch’egli deceduto.

Le indagini, riaperte nella seconda metà degli anni Novanta a Pavia dal sostituto procuratore Vincenzo Calia sulla morte di Mattei, imboccano una strada assolutamente diversa dal passato: il magistrato, infatti, porta prove fondamentali per cui nel 2003 la Procura di Pavia giunge alla conclusione che l’aereo su cui viaggiava il presidente dell’Eni, la sera precedente il disastro, all’aereoporto di Catania, era stato sabotato mediante una carica di 100 grammi di “compound B”, un esplosivo a base di RDX e tritolo, usato per granate e missili. A fare da innesco il sistema d’apertura dei carrelli azionati dal pilota Bertuzzi mentre l’aereo era pronto all’atterraggio diretto alla pista di Linate. La tragica vicenda del presidente dell’Eni, nella sua immediatezza, a causa delle circostanze allora non chiarite, aveva destato l’interesse del regista Francesco Rosi. Allo scopo di farne un film, Rosi aveva dato incarico a De Mauro, giornalista de “L’Ora” di Palermo, di ricostruire gli ultimi due giorni di vita di Mattei in Sicilia. E De Mauro, nella sua inchiesta, avrebbe trovato qualcosa di... esplosivo.

Ma dalla sera del 16 settembre ‘70 il giornalista svanì nel nulla. Tra i faldoni della sua inchiesta, nel 1995, comparve una lettera, un’autentico filo rosso che univa Mattei e De Mauro per giungere a Marino Loretti: era stata scritta proprio da quest’ultimo, qualche mese prima della sua morte, a Italo Mattei, fratello dello scomparso presidente dell’Eni. Una lettera che portava alla luce il fatto che il Loretti, grande amico del pilota Bertuzzi, era stato fino a poco prima della data dell’incidente di Bascapè il motorista capace e fidato che si occupava dell’aereo di Enrico Mattei.

Edvige Fabbri, moglie del Loretti e originaria di Bigliolo, ricordava che "dopo la morte di Mattei e Bertuzzi, mio marito aveva sempre ripetuto che il loro aereo non era caduto accidentalmente, ma a seguito di un attentato". Ma la “fatidica” lettera inviata da Marino Loretti a Italo Mattei conteneva ben altro: in quelle righe il tecnico, oltre a rivelare l’intenzionalità con cui era stato rimosso dalla funzione di motorista dell’aereo del presidente, scriveva di essere in possesso “di notizie che possono indicare una inesplorata pista investigativa” sulla morte del fratello. Nel contempo chiedeva, se possibile, un incontro con lui. L’incontro non ci fu mai. Qualche mese dopo, infatti, lo stesso Loretti, col figlio, precipitò con il suo aereo e perse la vita. E anche qui c’è un giallo. Secondo le indagini ufficiali, l’incidente era da ascrivere “all’esaurimento del carburante” del velivolo, ma seppure a distanza di molti anni il procuratore Vincenzo Calia, indagando sulla vicenda Mattei-De Mauro, scopre dai primi testimoni oculari giunti sul luogo dell’incidente che dai rottami dell’aereo il carburante usciva in abbondanza e dalle analisi effettuate su questo, vi risultava la presenza di acqua indisciolta pari a dieci volte quella che i motori potevano sopportare: quindi, qualcuno nottetempo aveva sabotato l’aereo aggiungendovi molta acqua. Un altro attentato.