Senza pace non c’è futuro. Il ’Cambiamento’ secondo Mauro Ceruti. Con-Vivere al via

Il direttore della manifestazione vede nell’umanesimo planetario la salvezza della società. "Solo con una rete fra i popoli sarà possibile affrontare la rivoluzione tecnologica che ci sta investendo".

Senza pace non c’è futuro. Il ’Cambiamento’ secondo Mauro Ceruti. Con-Vivere al via

Il direttore della manifestazione vede nell’umanesimo planetario la salvezza della società. "Solo con una rete fra i popoli sarà possibile affrontare la rivoluzione tecnologica che ci sta investendo".

di Cristina Lorenzi

CARRARA

Il tema sarà il cambiamento e il modo in cui l’uomo, nel corso dei secoli e adesso, ha affrontato le varie rivoluzioni saranno argomento dei vari incontri con scienziati, sociologi, biologi scelti dal curatore scientifico di Con-Vivere, il filosofo Mauro Ceruti. Il professore emerito di Filosofia della scienza e direttore del Centro di ricerca sui sistemi complessi all’Università di Milano ha voluto porre l’accento sulla complessità del cambiamento e su come dal passato a oggi l’uomo abbia avuto un atteggiamento diverso davanti al progresso. La sua conferenza aprirà il Festival voluto dalla Fondazione CrC giovedì alle 17, dopo la cerimonia inaugurale, nel sagrato della chiesa del Suffragio.

"Se nell’Ottocento c’era una grande fede nei cambiamenti e una sorta di entusiasmo generale sul futuro, dopo le due guerre l’uomo dimostra una sorta di inquietudine di fronte ciò che lo aspetta"

Cosa è successo nel frattempo?

"Totalitarismi liberticidi, genocidio ebraico, bomba atomica hanno fatto preludere a una nuova barbarie. La fede nel progresso si è incrinata, come se le promesse della scienza e della tecnica che erano state celebrate ingenuamente dal tardo illuminismo e dal positivismo fossero diventate minacce".

Quindi la scienza non basta per guidarci verso il futuro?

"Le crisi globali, la pandemia, la crisi ecologica, il clima, la sanità le migrazioni, la pace, ci rivelano la nostra incapacità nell’affrontarle. La scienza non ci ha dotato di quei poteri che emergono invece nei laboratori".

Una soluzione?

"C’è la necessità di creare un nuovo umanesimo, globale e planetario per affrontare il cambiamento che è complesso. Serve una rete fra i popoli, dove l’Occidente non si erga a portatore di verità. Serve che l’uomo da protagonista e sovrano come succedeva nel ’500 diventi curatore del pianeta. Cominci a pensare di avere una forte responsabilità globale. L’esplosione atomica di Hiroshima, nel 1945, è stata la campana d’allarme di una possibilità fino ad allora inconcepibile: la possibilità dell’auto-annientamento globale dell’umanità. Questa inedita possibilità ha introdotto un cambiamento nella condizione umana. Questa possibilità di auto-annientamento ha generato un destino comune per tutti i popoli della Terra, tutti legati dagli stessi problemi di vita e di morte. È nata una comunità di destino planetaria. Da allora a oggi il rischio dell’auto-annientamento si è aggravato".

Nel suo libro ’Umanizzare la modernità’ conclude con la necessità di pace.

"Un nuovo umanesimo, planetario può esprimere un universalismo reso concreto appunto dal destino comune che lega ormai fra loro tutti gli esseri umani, tutti i popoli del pianeta, e che lega l’umanità intera all’ecosistema globale, alla Terra e a tutte le diversità viventi e non viventi. Questo universalismo concreto non oppone la diversità all’unità. Si basa sul riconoscimento dell’unità nelle diversità umane e sul riconoscimento del valore delle diversità nell’unità umana.

Un umanesimo planetario esige di comprendere l’indivisibilità dell’umanità e nello stesso tempo la pluralità dell’umanità. Un umanesimo planetario esige di comprendere anche l’indivisibilità complessa della vita umana, da intendersi, allo stesso tempo, terrestre, biologica, psichica, sociale, culturale. La ricerca di un rapporto positivo e coevolutivo degli umani con tutti i diversi attori del mondo, viventi e non viventi, è la precondizione per la nostra stessa sopravvivenza, per la possibilità di un futuro vivibile e fecondo. L’umanità oggi per la prima volta nella storia è obbligata a uscire dall’età della guerra e dello sfruttamento incondizionato dell’ambiente, è obbligata a uscire dal paradigma dei ’giochi a somma nulla’ per generare un paradigma dei ’giochi a somma positiva’. L’uomo del futuro sarà un uomo di pace o non sarà".

Il resto saranno quattro giorni da giovedì a domenica in cui con incontri, relazioni, spettacoli e musica si parlerà della nuova rivoluzione tecnologica da vari punti di vista. Se ne parlerà, per fare qualche esempio, con Laura Boella e Luigino Bruni che prospettano il paradigma vegetale da sostituire a quello animale, con Antonello Pasini che affronterà il clima, con Luisella Battaglia che parlerà di etica planetaria, con Ugo Boggi che farà conoscere la robotica nella medicina e nella chirurgia, con Chiara Saraceno che affronterà i cambiamenti nelle istituzioni sociali come la famiglia. Quattro giorni dedicati al pensiero che richiameranno, come sempre, un vasto pubblico nel centro storico che in questi giorni indosserà il suo vestito migliore.