
di Andrea Luparia
Per la Sanac sono ore decisive. Giovedì scorso i dirigenti di categoria di Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato l’amministratore delegato del gruppo, Rosario Fazio. E l’incontro ha offerto spunti positivi e spunti negativi. Iniziamo dalle buone notizie. Intanto in questi mesi l’azienda ha investito sui quattro stabilimenti presenti in Italia. A Massa, l’esempio a noi più vicino, è stata cambiata la monorotaia che porta le materie prime indispensabili per fare i refrattari che poi vanno a Taranto e ovunque si produce l’acciaio. "Lo chiedevamo da tempo, è un bell’investimento – spiega Nicola Del Vecchio, dirigente Cgil". L’altra buona notizia è che la quota di produzione assorbita dai clienti “no ex Ilva“ è salita al 40%. E questo anche grazie al potenziamento del settore commerciale avviato da Fazio. "E’ migliorata anche la liquidità – aggiunge Del Vecchio – il monte crediti è sceso del 50%. Erano quasi tutti crediti che Sanac vantava verso l’ex Ilva di Taranto". L’ultima buona notizia la porta Stefano Tenerini, dirigente Cisl. "Dal primo settembre sono ritornati al lavoro anche gli ultimi arrivati in azienda, i contratti a termine che ad agosto erano rimasti a casa".
Tutto bene, quindi? Non proprio. Perchè la famosa fidejussione, che Arcelor-Mittal aveva data in garanzia del lieto fine della trattativa per rilevare Sanac, è scaduta. Le parti hanno concordato di non incassarla fino al 30 settembre, per finire le trattative e chiudere la vendita. Ma se Arcelor-Mittal sta trattando, è abbastanza chiaro che dietro c’è Acciaierie d’Italia, la società pubblicoprivata con dentro lo Stato e Arcelor-Mittal, che ha già in mano i siti produttivi di Taranto, Genova e Novi lIgure. Ma la notizia più brutta non è questa. Del Vecchio, che si assume il ruolo di pessimista, lamenta che "da giugno Sanac non ha più ricevuto ordinativi da Taranto. Eppure la produzione di acciaio è aumentata, anche i prezzi sono aumentati. Eppure dall’ex Ilva non abbiamo più ordini. E quelli degli altri clienti non bastano. Rischiamo a novembre di dover far ripartire la cassa integrazione".