
San Marco, la fiera della discordia Don Marino insorge: "Così non va"
di Alessandra Poggi
La tanto sbandierata ricollocazione nel centro storico della fiera di San Marco del 25 aprile non è avvenuta. Almeno quella che avrebbero voluto i residenti del centro storico e solo per una questione di identità. Tanto è bastato che il parroco di San Pietro, don Marino Navalesi, ha alzato il telefono per ‘strigliare’ la sindaca, ricordandole di riportare San Marco nella sua sede naturale. Questo Serena Arrighi aveva promesso e preso come impegno sia in campagna elettorale sia quando lui e altri residenti avevano partecipato alla commissione commercio dell’11 gennaio.
Quei quaranta banchi sul viale XX Settembre proprio non piacciono ai residenti e commercianti del centro storico perché vanno a snaturare il senso spirituale della fiera, una questione di identità non certamente di luoghi. E per la parrocchia il giorno di San Marco è sacro, in tutti i sensi. L’immagine del santo patrono è nella chiesa di San Pietro, e la fiera nasce proprioper celebrarlo. E se da una parte abitanti e commercianti del viale XX Settembre dicono in coro "anche noi siamo parrocchiani di San Pietro", don Marino spiega che uscire dal circuito del centro storico è un paradosso: "Anche il Marasio, viale delle Pinete e viale Zaccagna sono sotto la nostra parrocchia, non per questo ci mettono i banchi" dice il sacerdote, che con una pec inviata lo scorso 8 dicembre alla sindaca Arrighi già aveva chiesto di non ripetere la "scelta scellerata della precedente amministrazione". E secondo don Marino "la parola è parola, e l’assessore Lara Benfatto si era già contraddetta due volte quando siamo andati in Comune".
Una bella gatta da pelare per Benfatto appena uscita ammaccata dal pasticciccio della Bier fest. L’assessore al Commercio ha così comunicato a don Marino che la fiera comprendeva anche il viale. "Non voglio fare polemica – prosegue don Marino – ma l’assessore Benfatto è venuta in sacrestia a dieci minuti dall’inizio di un funerale, e senza preavviso o una telefonata mi ha detto della nuova collocazione della fiera. Anche il viale è la nostra parrocchia, ma da cinquecento anni la fiera di San Marco si fa nel centro storico, nella sua sede naturale. Il 25 aprile ad Avenza c’è una vera festa, i cui preparativi cominciano giorni prima, è la festa di cui ciascuno racconta la propria esperienza degli anni passati, delle amicizie che non ci sono più, della torta di riso cotta nei forni della zona. Tutti gli avenzini, anche quelli che da tempo si sono trasferiti altrove cercano di tornare a casa in quell’occasione, fosse solo per un giorno. Lo scorso anno vedere la piazza e le strade attigue vuote e stato uno spettacolo desolante. La fiera di San Marco nasce nel centro storico e il suo cuore pulsante è nella parrocchia e nei suoi dintorni".
Di precise scelte politiche parla invece l’avvocato Elisabetta Borri, avenzina doc che già ai tempi della giunta De Pasquale aveva criticato la scelta di includere il viale nel circuito di san Marco: "La posizione politica – dice – è che i banchi sul viale non ci sarebbero stati. Ma a cose fatte non è stata mantenuta né la linea politica né la parola data. Nessuno ce l’ha con il viale, ma la fiera di San Marco è la nostra identità. Ci avevano rassicurato che sarebbe stata riportata nella sede naturale, ma poi nessuno ci ha comunicato il cambio di marcia. Forse se ce lo avessero detto si sarebbe trovato un punto di incontro. Mi sembra una precisa volontà di escludere il centro storico. Gli ambulanti non votano a Carrara, gli avenzini sì, e il discorso della sicurezza non regge. Il sindaco può andare in deroga". Per quanto riguarda il discorso di non aver messo i banchi in via Luni per consentire l’uscita dei mezzi della Pubblica assistenza, il presidente Massimiliano Beatrizzotti puntualizza: "Da tempo immemore in occasione della fiera per le emergenze spostiamo i mezzi alla scuola Collodi".