
Salario minimo e soluzioni "Fissato dalla Costituzione"
Salario minimo, un tema che sta facendo molto discutere. Dice la sua l’ex giudice del lavoro Augusto Lama (nella foto). "Il principio del salario minimo è fissato, in qualche modo, dalla nostra stessa Costituzione che, all’articolo 36, prevede come il lavoratore abbia diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità ed alla qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé ed alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa, ciò che rappresenta, sia pure detto in altre parole, il concetto di fondo del salario minimo; la legge invocata da alcune parti politiche quindi può e deve essere fatta, trattandosi di una legge applicativa della Costituzione, naturalmente con tutte le cautele ed acquisendo tutti i pareri del caso".
"Il problema di fondo è invece come rendere operativa un’eventuale detta legge, a fronte di un mercato del lavoro come il nostro dove, com’è noto, abbonda il ricorso al lavoro nero e sottopagato. In proposito i rimedi possono essere quattro: anzitutto più stretti e stringenti controlli da parte degli ispettorati provinciali del lavoro, i cui poteri di intervento andrebbero normativamente rafforzati ed il cui personale andrebbe senz’altro implementato, il che avrebbe anche positivi riflessi sul piano occupazionale. In secondo luogo è necessaria una legge sulla rappresentanza sindacale obbligatoria, in pratica l’attuazione dell’articolo 39 della Costituzione, legge cui i sindacati si sono sempre opposti, ma che invece, nell’attuale contesto di crisi economico-sociale in cui il ruolo di intervento sindacale è oggettivamente depotenziato, darebbe alle organizzazione sindacali, soprattutto quelle maggiormente rappresentative, un maggiore potere di interlocuzione con le organizzazione dei datori di lavoro, nel senso che diverrebbe obbligatorio, allo scadere di un contratto collettivo, nazionale o meno, l’avvio di consultazioni per il suo rinnovo, o per la sua integrazione migliorativa sul piano salariale, oltre che organizzativo. Come terza soluzione si potrebbe pensare ad una reintroduzione di meccanismi adeguativi degli stipendi al variare del costo della vita, tipo qual’era un tempo quello della famosa “scala mobile”, pur con tutte le attenzioni del caso visti i pericoli inflazionistici connessi al suddetto meccanismo".
"L’ultima soluzione che mi viene in mente, in verità da molto tempo, cioè già da quando esercitavo la funzione di giudice del lavoro, è quello della possibilità di un intervento della stessa magistratura del lavoro. Capisco benissimo che un tale ipotesi si porta inevitabilmente addosso l’accusa di nostalgismo fascista, ma basta riflettere sul fatto che, in quel particolare contesto storico-politico rappresentato dal regime fascista, l’affidamento della materia contrattuale collettiva alla magistratura del lavoro fu, in effetti, una camicia di forza addosso ai lavoratori per annullarne le libertà sindacali, ma nel nostro regime repubblicano democratico la possibilità di ricorrere al giudice del lavoro quando la trattativa langue magari per mesi, o per anni, o risulta impraticabile e nemmeno eventuali scioperi di settore hanno dato risultati apprezzabili, potrebbe essere una soluzione vantaggiosa per tante categorie più deboli di lavoratori che hanno meno possibilità di tutela dalle rappresentanze sindacali".
"Basterebbe in tal senso prevedere un irrobustimento delle Sezioni Lavoro dei Tribunali, soprattutto, per quanto riguarda i contratti collettivi nazionali, di quella del Tribunale di Roma, con l’integrazione dei collegi, che dovrebbero essere formati oltre che dai giudici togati anche da giuslavoristi e da esperti contabili, commercialisti o categorie similari, così da rendere sicura e rapida la definizione di una controversia contrattuale collettiva. Per i contratti collettivi integrativi provinciali e locali si potrebbe procedere allo stesso modo per i Tribunali circondariali, si pensi, per esempio, al contratto integrativo provinciale dei lavoratori del marmo, che interessa la nostra provincia, che in caso di controversia non solubile nei modi ordinari, potrebbe essere affidato alla decisione della sezione lavoro del Tribunale di Massa, opportunamente integrata nel senso anzidetto".