Andrea Luparia
Cronaca

"Ringrazio questa terra, dove torno spesso". Un quasi Nobel ricorda i calci al pallone

Fabio Gabrielli, 53 anni, originario di Caprigliola, è uno dei tre uomini che sono stati proposti per il premio Nobel

PERSONAGGIO Fabio Gabrielli ringrazia questa provincia. Ora vive a Lugano ma torna spesso in Lunigiana e sulla nostra costa

Massa, 20 settembre 2015 -  E’ RICONOSCENTE a questa provincia, dove torna spesso, uno dei tre uomini che sono stati proposti per il premio Nobel perchè la loro scoperta è fondamentale nella cura di malattie «pesanti» come la depressione maggiore e la sindrome bipolare. Parliamo di Fabio Gabrielli, 53 anni, originario di Caprigliola: ha fatto le materne ad Aulla, le elementari a Caprigliola e le medie di nuovo ad Aulla, poi ha seguito i genitori a Como, si è laureato in filosofia e ora è preside della facoltà di Scienze umane e ordinario di Antropologia filosofica all’università Ludes di Lugano, in Svizzera. Sua mamma è nata a Caprigliola e suo papà a Panicale (comune di Licciana Nardi). Raggiunto al telefono, spiega di ricordare con molto affetto e riconoscenza gli anni trascorsi nella nostra provincia, dove torna spesso. «La mia passione per la filosofia è nata al Classico studiando Socrate ma l’amore per lo studio e soprattutto per l’italiano è cresciuto quando ero alle medie ad Aulla. E devo tanto – spiega Gabrielli – alla mia nonna e ai miei zii con cui vivevo quando ero a Caprigliola». A proposito. Era anche bravo a pallone. «Ho giocato a calcio nel Santo Stefano Magra. Ero ala tornante o mezz’ala, come si diceva allora».

Ora, insieme al biochimico Massimo Cocchi e al biomatematico Lucio Tonello, fa parte del terzetto proposto da un comitato composto anche dal professor Brunetto Chiarelli, antropologo all’Università di Firenze e da Jack Tuszinsky, uno dei fisici più noti al mondo, per Nobel. E sono stati già candidati al Kyoto Price (il secondo premio, per importanza, dopo il Nobel). Spiegare i motivi di tanta notorietà (soprattutto in ambito scientifico) è importante. «La depressione è il cancro dell’anima, una delle patologie più invalidanti – aggiunge Gabrielli – chiunque ha fatto filosofia deve conoscere biologia e anatomia umana. E come diceva Nietzsche, il corpo non mente mai». E se, come dicevano i romani «mens sana in corpore sano» Gabrielli ha trovato naturale rispondere alla chiamata di Massimo Cocchi, biochimico dell’Università di Bologna. E’ stato quest’ultimo, nel 2005, ad avere l’idea di analizzare gli acidi grassi delle piastrine. E da quel momento lui e i suoi due colleghi non si sono più fermati. «I sintomi della depressione maggiore e della sindrome bipolare sono identici – conferma Cocchi – e la percentuale di errore di uno psichiatra in questi casi è del 70%. Uno sbaglio nella diagnosi e quindi nei medicinali aumenta del 400% la percentuale dei suicidi». Per capire l’importanza dello studio, basta guardare i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità. Le persone malate di depressione al mondo sono 850 milioni e un milione si suicida ogni anno...

«ABBIAMO creato una rete neurale, grazie a Tonello, che separa chi soffre di depressione maggiore da chi soffre di sindrome bipolare. I dati – prosegue Cocchi – confermano che c’è una sostanziale differenza. E’ la prima volta al mondo che viene realizzata una diagnosi a livello molecolare. In grado di riconoscere già in sede di diagnosi se un malato è bipolare o no». E alla domanda sul ruolo che un filosofo ha avuto in questa importante «partita», Cocchi spiega: «Fabio è stato estremamente prezioso. Avevamo necessità di una interpretazione del problema. E Fabio ne ha costruito con teorie, ipotesi e riferimenti filosofici le dimensioni e i comportamenti». Gabrielli a sua volta rivela: «Il ruolo della matematica è stato decisivo in questo percorso, come modello interpretativo della realtà».